Prima nazionale al Mittelfest di Le Gratitudini con Lucia Vasini, Lorenzo Lavia, Valentina Bartolo, diretti e con Paolo Triestino

La regia e l'adattamento di Paolo Toscano rispettano con originalità testo ed atmosfere del racconto di Delphine De Vigan, mostrando sensibilità e delicatezza, grazie alla intensa prova di Lucia Vasini, attrice senza tempo, illimitata. di Lorenzo Lavia e Valentina Bartolo. Tutto senza ignorare drammi e violenze di una vita intera, nella tragedia del Novecento
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Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)


Lucia Vasini, Lorenzo Lavia, Valentina Bartolo, diretti e con Paolo Triestino, portano in scena
al Mittelfest di Cividale, in prima nazionale, Le gratitudini, (Ed. Einaudi)  della scrittrice francese Delphine De Vigan, già Premio Goncourt,quella che 

La vita al tramonto della vecchia Michka, perchè

 "la vecchiaia, prima o poi, arriva.
Arriva e porta con sé fragilità e timori, rimpianti e vuoti, incubi assordanti e sospirati silenzi"

Micka che non s’è mai sposata e non ha avuto figli, che è stata per tutta la vita una correttrice di bozze e con le parole ha vissuto e giocato, finché le ha sentite svanire dal cervello e fuggire dalle labbra.
Ora Michka è angosciata dalla paura di cadere e di non essere in grado di rialzarsi: non può più continuare a illudersi di riuscire a prendersi cura di se stessa e, per questo, non senza rassegnata sofferenza, decide di andare a vivere in una casa di riposo.

Si tira dietro la porta dell’appartamento, quella porta che ha chiuso centinaia di volte, ma oggi sa che è l’ultima. Ci tiene a girare personalmente la chiave nella serratura. Sa che non tornerà più.

Michka però non è sola. Nella sua vita c’è Marie, una giovane donna a cui è legata come a una figlia.
L’ha vista crescere, ha giocato con lei, se n’è presa cura quando la madre ne era del tutto incapace. L’ha vista ammalarsi e guarire.
Riuscirà a vederla diventare madre?

 

"Sai, io non ne volevo, figli. Neanche l’ombra. Né famiglia, né figli. Niente di niente. Senza di voi, sopra, sarei rimasta così. Ero solo una… una vicina, me ne stavo per "sconto" mio. Quando sei venuta la prima volta, ti ricordi, perché eri sola in casa, da quanto, da un giorno, due giorni, non volevi dirlo, be’, anch’io ho avuto paura. Hai mangiato, e poi sei tornata su da sola. Sono rimasta "svelta" tutta la notte. E poi sei venuta un’altra volta, con i tuoi occhi, i tuoi occhioni che mi turbinavano, e allora ti ho presa in casa. E poi, tornavi sempre, allora ti ho "colta", per interi pomeriggi, e poi ho comprato pennarelli, fogli di carta colorata, forbici, e poi gli animali dello zoo, ti ricordi, le piccole zebre di plastica, erano le tue preferite, e poi la pasta per modellare, e poi i ghiacciai alla frutta, che mettevamo nel "f… freezer". Tutte le sere o quasi sei tornata. È così che è successo: una "pallina" che suonava alla mia porta".

 

Nella nuova vita della vecchia signora c’è pure Jérôme, l’ortofonista che la aiuta a esercitarsi per ritrovare le parole perdute, come quel grazie diventato gratis e quel va bene che ora suona come un buffo fa pena.

 Jérôme sa prendersi a cuore le vite degli anziani pazienti, osservandoli e ascoltandoli come raramente sanno fare i giovani quando si tratta di vecchie e stropicciate storie.
Da Marie e Jérôme, certo, che sono stati figli poco amati e  poco compresi.
"Quando vado a trovare Michka osservo le altre residenti. Quelle vecchissime, quelle mediamente vecchie, quelle non tanto vecchie, e a volte vorrei chiedere: qualcuno gli accarezza ancora? Qualcuno vi abbraccia? Da quanto tempo un’altra pelle non viene a contatto con la vostra?"

Ma anche da chi nel passato lontano se ne prese cura, quando lei era solo una bambina ebrea da proteggere dagli orrori della guerra, persone ritrovate alle quali dare gratitudine.

E andare avanti, oltre la morte,

“Perdere ciò che ti è stato dato, ciò che hai guadagnato, ciò che hai meritato, ciò per cui hai combattuto, ciò che pensavi di tenerti per sempre. Riadattarsi. Riorganizzarsi. Fare senza. Passare oltre. Non avere più niente da perdere.”

La regia e l'adattamento di Paolo Toscano rispettano con originalità testo ed atmosfere del racconto di Delphine De Vigan, mostrando sensibilità e delicatezza, grazie alla intensa prova di Lucia Vasini, attrice senza tempo, illimitata. di Lorenzo Lavia e Valentina Bartolo. Tutto senza ignorare drammi e violenze di una vita intera, nella tragedia del Novecento, della guerra, delle persecuzioni e della emarginazione femminile.

Tutto questo visto e vissuto lontano dalla retorica, con una prosa essenziale, ricca di dialoghi e di passiione civile, con una scelta musicale di forte significato, da "La vie c'est quoi?" anche in versione strumentale a "La Valse A' Mille Temps" di Jacques Brel

"Un valzer a tre tempi
Che si presta ancora al momento
Che si presta ancora al momento
Di prestarsi a delle varianti
A fianco all’amore
Com’è affascinante
Un valzer a quattro tempi"
 

Ufficio Stampa