Che fine hanno fatto i Diritti Umani nel XXI° secolo? I volontari galluresi ne parlano a Loiri e La Maddalena in occasione della Giornata della Memoria
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A detta di tanti storici stiamo vivendo uno dei secoli più travagliati della storia dell’umanità. Dati ufficiali delle Nazioni Unite dichiarano che mai come nel 2024 si sono contati tanti conflitti armati, disseminati in tutti i continenti: ben 56; il numero più alto dalla Seconda Guerra Mondiale. Sono 92 i Paesi coinvolti in conflitti al di fuori dei propri confini. Solamente nel 2023 si sono contate 162mila vittime e mancano le decine di migliaia dell’ultimo anno a Gaza, in Libano, Siria e sul fronte ucraino.
Abbiamo poco da commemorare l’Olocausto di 80 anni fa, visto che ne stiamo vivendo tanti in diretta TV e in tempo reale, spettatori “passivi”, ma non per questo meno responsabili. Tutti massacri perpetrati in nome della “Pace” e della “Giustizia”.
Sono trascorsi ben 77 anni da quel 10 dicembre 1948, giorno in cui venne promulgata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ma sembra che nulla sia cambiato nel modo di risolvere i problemi: il ricorso alle armi, che porta morte e distruzione, o al ricatto economico, che porterà povertà, schiavitù e dittature, sono le uniche soluzioni che i “Grandi” della terra riescono a trovare.
Quel diritto alla vita e alla dignità di ogni individuo proclamato per la prima volta nell’articolo 3 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 1948 è in questo momento il diritto più frequentemente violato a livello internazionale.

“I Diritti Umani devono essere resi una realtà, non un sogno idealistico” scriveva il filosofo e umanitario L. Ron Hubbard, fondatore della religione di Scientology, mettendo il rispetto degli stessi alla base dei principi da seguire per la nascita di una società più giusta e solidale.
Parlare di Diritti Umani in questa realtà è diventata una necessità vitale per risvegliare nelle persone comuni quei valori che tutti abbiamo innati nel nostro animo ma che, ahimè, quelli che sono preposti a gestire le nostre sorti hanno dimenticato.
Andando contro corrente e ben consapevoli di divulgare un messaggio per molti “fuori moda”, i volontari continuano a promuovere i trenta articoli della Dichiarazione, convinti che non saranno certo i “Grandi” a garantirli con le loro decisioni sciagurate, ma noi stessi nelle nostre azioni quotidiane, con il rispetto delle regole anche nelle piccole cose. Magari semplicemente comportandoci con gli altri come vorremmo che gli altri trattassero noi. Una regola aurea e di buon senso che potrebbe davvero cambiare il mondo.
Ufficio Stampa
IGNAZIO RAFFAELE DERIU
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