SALARIO MINIMO, BARBERA (PRC): "SCHIAFFO MORALE AL GOVERNO MELONI DAL FINANCIAL TIMES"
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"Anche il Financial Times, che non può certo essere considerato un giornale bolscevico, promuove il salario minimo come uno strumento che funziona, riducendo le disuguaglianze senza penalizzare l'occupazione, né innescare quella spirale inflazione-salari paventata da diversi opinionisti.
Questa posizione, pur non facendo riferimenti al dibattito che si sta sviluppando in Italia, rappresenta comunque uno schiaffo morale al provincialismo del nostro governo che continua ad opporsi a una misura di civiltà che permetterebbe di contrastare il lavoro povero e sfruttato, una piaga endemica in un paese come il nostro che negli ultimi trent'anni è stato l'unico paese dell'area OCSE a registrare una riduzione delle retribuzioni medie lorde annue (-2,9%).
La verità è che il governo Meloni, come i governi precedenti, continua a inseguire un modello produttivo arretrato, la cui competitività è basata prevalentemente sui bassi salari. Non è un caso che, nonostante l'Italia sia una delle economie più industrializzate al mondo, il nostro reddito pro-capite sia inferiore del 7 per cento rispetto alla media europea e del 15 per cento rispetto all’area euro. Nel Sud il reddito medio per abitante è addirittura la metà di quello del Nord. E' ora di cambiare, ma seriamente.
La proposta avanzata dal centrosinistra e del M5s di un salario orario minimo di 9 euro lordi, che è al centro del dibattito politico di questi mesi, non è comunque sufficiente a garantire oggi a un lavoratore con un familiare a carico una situazione economica al di sopra della soglia di povertà relativa.
Meglio la proposta di legge di iniziativa popolare presentata in questi mesi dal Prc insieme a tutte le altre forze di Unione Popolare, su cui si stanno raccogliendo le firme in questi mesi, che prevede una tariffa oraria minima di 10 euro lordi, indicizzata e finanziata dai datori di lavoro che, in questi ultimi trent'anni, hanno visto aumentare fortemente la loro quota di reddito rispetto a quella destinata ai salari.
Le statistiche ci dicono, infatti, che in Italia la quota percentuale del PIL che va ai profitti è di gran lunga superiore a quella di altri paesi europei come Francia, Germania e Spagna, senza che tale fenomeno abbia peraltro determinato maggiori investimenti da parte delle aziende private.
La percentuale di tali investimenti è oggi inferiore di oltre quattro punti rispetto a quella dei paesi citati sopra. Un dato incontrovertibile che incide negativamente anche sulla produttività del lavoro e sulla crescita economica del Paese".
E' quanto dichiara Giovanni Barbera, membro del comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista.