MOBILITÀ INTERCOMPARTIMENTALE DOCENTI

“Basta con la burocrazia eccessiva! O insegnanti o impiegati”
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Campobasso, (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni)

Nell’ultimo mese sono emerse continue testimonianze provenienti dal mondo dell’istruzione che rimandano all’eccessiva burocratizzazione del lavoro dell’insegnante.

In particolare hanno avuto molta risonanza le parole dell’esimio Prof. Barbero. In una recente intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, il celebre storico ha dichiarato le motivazioni che l’hanno spinto ad andare in pensione individuandole in una “burocratizzazione che ha reso stressante un lavoro bellissimo”. Segno che anche la docenza universitaria si sarebbe avviata verso la deriva burocratica, che ormai da molti anni affligge la Scuola.

Anche le riviste del settore iniziano ad essere attente alle esternazioni di disagio sempre più frequenti della categoria insegnanti, iniziando a lanciare un allarme.

L’immagine del docente appare sempre di più assimilabile a un novello Atlante, gravato da un fardello burocratico sulle proprie spalle che di anno in anno diventa sempre più pesante.

Anziché essere spese per la didattica, le energie dell’insegnante vengono depauperate in una serie di attività che ne occupano di fatto l’intera giornata, oltre le famose ore di lezione: compilare scartoffie; rispondere a continue mail che arrivano a tutte le ore senza sosta, talvolta anche nei giorni festivi; proliferare di riunioni al solo fine di raggiungere le 40+40; assolvere a compiti che in passato sarebbero spettati al personale di segreteria; compilazione del registro elettronico; richiesta di produzione di materiale digitale, che anziché facilitare il lavoro del docente, tendono a complicarlo ulteriormente. Per non parlare poi delle continua formazione, spesso imposta sulle stesse tematiche di digitalizzazione compulsiva.

Non è raro che a causa di riunioni che cadono a metà giornata, il docente rischi addirittura di non avere nemmeno il tempo di osservare una pausa pranzo. A tal proposito occorre ricordare che mentre le altre categorie del P.I. godono di un buono pasto, al docente non viene riconosciuto nulla, nonostante un impegno lavorativo che ormai da tempo si protrae per quasi tutta la giornata, con ritmi molto elevati.

Al lavoro burocratico, infatti, si aggiunge poi il mestiere classico del docente: preparazione delle lezioni e loro proposta in aula, nonché la preparazione e correzione delle verifiche. Quest’ultimo aspetto porta l’insegnante a impegnarsi per molte ore non riconosciute durante la settimana.

Occorre infine ricordare i confronti con esperti riguardo il percorso di alcuni discenti e gli incontri con i genitori, che spesso tendono a giustificare i figli e non costruiscono una sinergia con il docente per il bene dell’allievo. E già iniziano ad allarmare le voci che si inseguono di un possibile futuro obbligo di accettazione dell’attività di coordinamento di classe.

Alla luce di tutti questi impegni ormai noti, la vita dell’insegnante appare provata. Il rischio burnout è dietro l’angolo. Il tempo libero da dedicare alla vita privata appare in molti casi una chimera. E spesso ne risentono le relazioni interpersonali familiari e non extrascolastiche.

I componenti del Gruppo Mobilità intercompartimentale ricordano ormai da più di un anno la necessità di scegliere: o si fa il docente o si fa l’impiegato. Preparare ed effettuare lezioni in classi numerose e correggerne gli elaborati sono cose impegnative. Confrontarsi con i bisogni degli allievi di oggi è cosa impegnativa. Non si può gravare il docente di un lavoro non riconosciuto che assurge a funzioni impiegatizie. Basta con la burocrazia eccessiva, palla al piede che tende a mortificare il docente! A chi giova tutto questo?

Se questo è ciò che è diventato il lavoro di insegnante, lontano anni luce da ciò che era, il gruppo chiede di poter cambiare, ponendo le proprie competenze a vantaggio di un altro ramo della P.A.

In questo periodo i sindacati stanno continuando le trattative per il nuovo contratto sulla prossima mobilità. A tal proposito diversi docenti afferenti al gruppo hanno esternato il disagio che emerge dal contesto scolastico, scrivendo personalmente ai sindacati della Scuola e invitandoli ad affrontare il problema dell’assenza della mobilità intercompartimentale per i docenti.

Come si evince dal sito Anief, il sindacato ha chiesto in audizione al Ddl Bilancio 2025, che sia prevista.

Alla luce di tali considerazioni, il gruppo, costituito allo stato attuale da oltre 3650 insegnanti, rilancia con determinazione le proprie proposte ai sensi dell’art. 3 Costituzione, rivolgendosi direttamente alle OO. SS. e ai Media.

La mobilità intercompartimentale del personale della Scuola può essere una soluzione a diversi aspetti, compreso il crescente problema del burnout scolastico, nonché uno straordinario mezzo per assumere personale più giovane svecchiando il comparto docenti, uno dei più anziani d’Europa.

Previa richiesta dell’interessato/a e a parità di condizioni economiche, il gruppo invita pertanto a superare prima possibile la questione, e richiede già dal prossimo contratto di Mobilità:

 

  • il passaggio verso altro ramo della P.A.;
  • la possibilità di accedere all’eventuale carenza di posti emergenti dagli uffici del MIM, quali dipendenti dello stesso Ministero, senza bandire un concorso esterno;
  • il riconoscimento per tutta la categoria di professione usurante e l’ottenimento della pensione anticipata
  • lo stop alla burocratizzazione della Scuola.

 

 

In subordine richiede:

 

  • il passaggio ad ATA senza interruzione della propria carriera economica o alcuna cristallizzazione della stessa;
  • la richiesta di mobilità semplice per i docenti di ruolo che possa avvenire ogni anno, come nel resto della P.A., senza il vincolo triennale.

 

 

In attesa di ricevere risposte concrete, il gruppo comunica di essere disponibile ad un confronto con le forze sindacali e con i Media.

 

Ufficio Stampa