NORMA di Bellini, con la regia di Maria Mauti e la direzione di Fabrizio Maria Carminati allo Sferisterio di Macerata

"E qui la luna l'abbiamo vicina..." Una preghiera di purificazione, pedono e pace.
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Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

Ultima replica, Venerdì 9 Agosto 2024 allo Sferisterio di Macerata, di NORMA, l’opera in due atti di Vincenzo Bellini, con la regia di Maria Mauti e la direzione della FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana di Fabizio Maria Carminati.

 

 Maria Mauti, autrice e regista, qui alla sua prima esperienza nella regia operistica, ha realizzato per Classica HD i documentari su Daniel Barenboim e il Teatro alla Scala, Pina Bausch, Bill T. Jones, Alicia Alonso e molti altri, collaborando con il Teatro Colón a Buenos Aires, la Biennale di Venezia, i Teatri di Reggio Emilia e il Maxxi Museo di Roma. Per il Teatro Grande di Brescia per il film Memorie – Un racconto al Grande(2014). L’amatore (2016) è il suo primo lungometraggio, presentato al Locarno Film festival 2016.

Nella presentazione di questo lungometraggio, Maria Mauti cita questa frase di Michelangelo Antonioni:
“…quella che per me è stata sempre una necessità:
guardare dentro l’uomo, quali sentimenti lo muovono,
quali pensieri, nel suo cammino
verso la felicità o l’infelicità o la morte”.

Parole che tornano alla mente nella visione dell’opera di Bellini allo Sferisterio, con l' immensa parete di fondo segnata da una grande luna, perchè "...qui la luna l'abbiamo vicina..."

Una luce che non ci distrae nè ci allontana, pochè, per la regista

“Norma ha un’espressività a livello musicale talmente pulita che arriva diretta al cuore, un legame molto forte, non solo con la musica, ma anche con il libretto dell’opera, che possiede una poeticità meravigliosa. Le parole, lo svolgimento della vicenda nel suo progredire è molto teatrale. È un meccanismo che arriva alla fine senza darti tregua, privo di scene in più o di momenti morti. Ho percepito subito un attaccamento molto forte all’opera”.
Guardare dunque dentro Norma, anche se con molta libertà per cercare una chiave di lettura che vada nel profondo
“L’ho trovata (afferma la regista) sia nella presenza e nella centralità dei sentimenti umani sia nel contesto di una minaccia, una guerra impellente, che aleggiano all’interno dell’opera. Ho immaginato che questi due elementi fossero la chiave per rompere la storicità in cui la storia si svolge, per farla arrivare fino a noi”.

E ancora:
“Una regia metafisica, che mette al centro i sentimenti umani, al di là delle epoche. In Norma siamo consapevoli che ci sia una guerra perché ne percepiamo tutte le dinamiche: di oppressori e oppressi, di ritualità, di desiderio di distruzione e di amore. Quello che ho voluto fare è stato mettere questi sentimenti in primo piano, rendendo la regia più asciutta ed essenziale. Per farlo mi sono concentrata molto sullo spazio meraviglioso dello Sferisterio”.

“Insieme all’architetta Daria de Seta dello Studio Garcés-de Seta-Bonet abbiamo cercato e trova tutti quegli elementi che ci permettessero di creare un paesaggio astratto, desolato e devastato dalle azioni degli uomini, fatto di volumi in movimento di scale metafisiche ispirate alla Casa Malaparte di Capri e dalla presenza costante di una luna minacciosa e rassicurante. Il disegno della scena viene definito poi dal lavoro sulle luci di Peter van Praet, fondamentale per dipingere le atmosfere in cui agiscono i personaggi”.

Casta Diva,  che Norma, sacerdotessa, canta alla luna, è una preghiera, quella della pace dei popoli.

Davanti al grande palcoscenico dello Sferistrerio, con luci, attori, coro e danzatori che uscivano dal buio profondo - visione dantesca - tutto reso come se quelle scene, quella musica, quelle voci, quasi che uscissero dalla testa di ognuno e, purificassero, come sorgente vivifica, le menti.

Trecento orchestrali, il pianto, la rabbia e, con animo pietoso, la tragedia della vita, la lotta che invade corpo e mente dell'uomo: tradimenti , vendetta, sublinazione.

 Come Ulisse (Odisseo) passa atraverso la maga Circe per scendere nel regno dei morti e uscirne uomo, così Pollione, attraverso Norma, esce "lavato" dagli istinti umani.

 E, come Norma, si concede al fuoco purificatore.

Sotto questo segno forte e, allo stesso tempo, rispettoso del testo belliniano tutto funziona: dall'ottima direzione, attenta, mai invadente e forte nei momeni di massima drammaticità della FORM di Filippo Maria Carminati, al ruolo attivo, "attoriale" del Coro Lirico Marchigiano "V. Bellini" di Martino Faggiani e del Complesso di palcoscenico della Banda "Salvadei"

 Una conferma della potenza vocale e della presenza< scenica quella di Marta Torbidoni nel ruolo principale, in un cast di ottime voci. con Roberto Poli e Roberta Mantegna (Pollione e Adalgisa), fino a Carlotta Vichi, Riccardo Fassi e Paolo Antognetti (Clotilde, Oroveso, Flavio).

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Vincenzo Bellini
NORMA

Direttore Fabrizio Maria Carminati

Regia Maria Mauti
Scene Garcès-de Seta-Bonet Arquitectes con Carles Berga
Costumi Nicoletta Ceccolini
Luci Peter van Praet
Maestro del Coro Martino Faggiani

Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro Lirico Marchigiano Bellini
Complesso di palcoscenico Banda “Salvadei”

Cast:
Norma Marta Torbidoni
Adalgisa Roberta Mantegna
Pollione Antonio Poli

Oroveso Riccardo Fassi

Clotilde Carlottta Vichi

Flavio Paolo Antognetti

Ufficio Stampa