Dante e Shakespeare: una copia della Divina Commedia scoperta alla British Library rivela la connessione tra i due giganti della letteratura
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Londra – Un’edizione della Divina Commedia del 1564 è riemersa dagli archivi della British Library, rivelando un legame inaspettato con la storia della letteratura inglese. La scoperta si deve a Marianna Iannaccone, dottoranda in Scienze Umane all'Università Insubria di Como, che ha identificato l'autore delle annotazioni presenti nel volume: si tratta dell’erudito elisabettiano John Florio (1552-1625), figura chiave nella diffusione della cultura italiana nell'Inghilterra del XVI secolo.
"Quando ho visto la grafia, ho capito subito che si trattava di Florio", ha dichiarato Iannaccone. "Le sue annotazioni rivelano il lavoro straordinario di questo genio anglo-italiano nell’arricchire la lingua inglese".
Una perizia grafologica ha confermato che la paternità della copia appartiene all’erudito elisabettiano John Florio (1552-1625), londinese di madre inglese e padre fiorentino.

John Florio, rinomato linguista e traduttore – autore della versione inglese del Decamerone di Boccaccio e dei Saggi di Montaigne – è da tempo al centro degli studi su Shakespeare. Molti esperti lo considerano un collaboratore fondamentale del Bardo, poiché nelle sue opere sono presenti riferimenti a fonti italiane che all'epoca non erano ancora state tradotte in inglese.
La scoperta della copia della Commedia con le sue annotazioni apre nuove prospettive su questa influenza. Numerosi termini sottolineati da Florio nel testo dantesco compaiono nelle opere di Shakespeare, ma un dettaglio in particolare rappresenta una prova significativa.
"C’è una parola cruciale che lega Florio a Shakespeare in modo inconfutabile", spiega Iannaccone. "Si tratta del termine dantesco ‘incielare’, che compare nel Paradiso e che Florio traduce nel suo dizionario del 1611 con ‘ensky’. Lo stesso termine ricorre poi nel First Folio del 1623, nell’opera Misura per Misura. Nella copia della Commedia, questa parola è sottolineata, rappresentando una traccia evidente dell’impronta floriana nelle opere di Shakespeare".
Il ritrovamento di questa copia di Dante non è solo una testimonianza dell'influenza della cultura italiana sull'Inghilterra elisabettiana, ma offre una prova scientifica del contributo di John Florio alle opere di Shakespeare.
Ufficio Stampa
gabriele valentini
Italia
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