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The Marian Consort a Ravenna Festival per l'omaggio a Vicente Lusitano, primo compositore nero del XVI secolo. Direttore Rory McCleery

Nella Basilica di San Vitale un ensemble vocale che si distingue grazie ad un mix equilibrato di timbri, colori e grane individuali collegati con intonazione e dinamica collettiva esatte
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

The Marian Consort (La Consorte Mariana) a Ravenna Festival  nella Basilica di San Vitale: luogo eccezionale, come ha introdotto il direttore Rory McCleery, dove presentare ed eseguire musica del 500 come cosa vivente, con una storia sociale, oltre che musicale.

Il Marian Consort a otto voci, diretto da Rory McCleery, con un programma  incentrato sulla musica vocale liturgica di Vicente Lusitano, ambientata nel contesto dei suoi coetanei e del suo ambiente di vita e artistico, nella Roma della metà del XVI secolo. In un programma con undidici opere di sei compositori, sei delle quali di Lusitano,  tutte luminose.

Lusitano non è una figura sconosciuta, ma è abbastanza oscura da rendere misteriosa la sua  completa identità. Come scrive McCleery nelle sue note informative sul programma, il compositore si chiamava “Lusitano” perché arrivò a Roma dal Portogallo: un mento di riflessione è quellodi ripensare è come lo stile iberico avrebbe potuto essere cambiato dalle esigenze estetiche e liturgiche della Chiesa del tempo.

Il Marian Consort, con i suoi ottoartist in una totale simmetria di struttura (quattro elementi per lato, le coppie maschili al centro e le coppie femminili ai lati) e dicanto, ha aperto con il suo Heu me, Domine, un'opera scintillante. Lusitano imposta il testo, che è confessionale e supplichevole, su una serie di scale cromatiche ascendenti che si ripetono e si muovono secondo il canone.  Tutto non solo in modo estremamente elegante, ma anche abile ed espressivamente piccante. 

Pur seguendo le esigenze liturgiche, la musica ha un sorprendente senso di libertà personale ed artistica.
Tutto è cantato meravigliosamente. Il Marian Consort si distingue come ensemble vocale grazie ad un mix equilibrato di timbri, colori e grane individuali collegati con intonazione e dinamica esatte. Una combinazione ideale di insieme e individualità, come lo stesso Lusitano.

L’eleganza del compositore sembra aver funzionato in entrambe le direzioni, influenzando chi lo circondava ma anche emarginandolo. McCleery ha scritto che "possiamo... essere ragionevolmente sicuri che sia il primo compsitore nero pubblicato", e ha lasciato intendere in una delle sue brevi introduzioni che la questione non musicale della razza aveva qualcosa a che fare con l"'oscurità" di Lusitano.

La musica lo sosteneva. Uno dei momenti più famosi della sua carriera fu il dibattito tra lui e Nicola Vicentino sul cromatismo nella musica liturgica. Lusitano ha vinto, e uno dei giudici, Ghiselin Danckerts, è presentato subito dopo nel programma con il suo "Laetimini in Domino", finemente realizzato. Il Consort ha poi cantato il Regina Caeli di Lusitano, un pezzo splendido e svettante che è parte centrale del concerto.

A  seguire l’"Heu mihi Domine" del Vicentino, esso stesso altamente imitativo del Lusitano nel suo cromatismo. Eppure nella storia furono le presunte innovazioni del Vicentino, mutuate dal Lusitano, a rappresentare una influenza codificata nella polifonia del XVI secolo. Il presunto perdente, apparentemente a causa del suo status sociale, divenne il vincitore, 

L'intero concerto rimanente ha messo in mostra Lusitano con colleghi come Palestrina (Regina caeli a8) e la sua contemporanea più giovane della penisola iberica, Victoria, attraverso la sua splendida Ave Maria a8. Il Consort mostra come Lusitano e Tomas Luis de Victoria Ave Maria a8), pur se nato circa 30 anni dopo, abbiano la stessa idea generale di stile: la musica si  espande nello spazio pur sembrando rimanere ferma nel tempo, e le esibizioni rivelano un Lusitano in sintonia con i suoi coetanei più famosi.

In un interessante contrasto, il Consort ha cantato anche musiche del compositore portoghese Dom Pedro de Cristo ("Miserere mihi Domine"), per mostrare l’influenza di Lusitano. L’effetto principale è stato quello di rafforzare il fatto che i migliori artisti si recavano a Roma e che la musica di Lusitano è eterna.

Ufficio Stampa
Giancarlo Garoia
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