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10 ottobre - Giornata Mondiale della Salute Mentale. 10 ottobre - Giornata Mondiale della Salute Mentale. 50 anni di Club terapeutico in Ticino

Quest’anno nel nostro Cantone questa data riveste particolare importanza poiché, all’inizio degli anni settanta si costituì, all’allora Ospedale Neuropsichiatrico Cantonale di Mendrisio, un primo nucleo di attività socio-ergoterapiche.
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10 ottobre - Giornata Mondiale della Salute Mentale.

50 anni di Club terapeutico in Ticino

 

Il 10 ottobre ricorre la Giornata Mondiale della Salute Mentale il cui obiettivo  è la sensibilizzazione dei Governi e della Società sull’importanza di investire in questo settore della salute delle persone.

Quest’anno nel nostro Cantone questa data riveste particolare importanza poiché, all’inizio degli anni settanta si costituì, all’allora Ospedale Neuropsichiatrico Cantonale di Mendrisio, un primo nucleo di attività socio-ergoterapiche che, sotto la guida di Ettore Pellandini, seguendo il modello della Psicoterapia Istituzionale, con la stretta collaborazione degli ospiti e degli operatori, realizzò nell’ottobre del 1974 la costituzione di un Club Terapeutico dei Pazienti, il Club ’74.

I club hanno trovato il loro spazio tra gli anni 50 e 70. Creati in Francia durante la seconda guerra mondiale, in particolare nel 1942 a Saint Alban, essi sono nati in un contesto particolare. Pazienti e personale curante si sono associati per sopravvivere a condizioni di vita estremamente precarie nei manicomi. Queste strutture hanno permesso di rivelare capacità insospettate di creatività, d’umanità e di presa di responsabilità da parte di pazienti mantenuti fino a quel momento in uno stato di passività e di forte cronicità nell’ospedale psichiatrico.

Ricchi di queste esperienze pilota e colpiti dalla somiglianza delle condizioni di vita nei manicomi e nelle istituzioni totali, gli psichiatri del dopo guerra hanno intrapreso attraverso la corrente della psicoterapia istituzionale, un lavoro di umanizzazione degli ospedali psichiatrici, di cui uno degli elementi essenziali erano appunto i club terapeutici.

Pazienti e curanti si sono raggruppati, nel quadro delle associazionismo, per organizzare la vita nei servizi, per reinvestire il prodotto del loro lavoro, per animare delle attività e sviluppare la creatività dei pazienti che diventavano così attori della loro vita e delle loro cure.

La storia dei club è articolata con quella della Psicoterapia istituzionale e ne rappresentano l’essenza. Le origini di questa corrente si situano in Germania con H.Simon e la sua “terapia più attiva”: essa si iscriveva nella reazione al periodo di passività e di pessimismo terapeutico che nella seconda metà del XIX secolo caratterizzò l’era nosologica della psichiatria. Nel 1929, H.Simon stabilì le tre principali caratteristiche nefaste del manicomio e dei trattamenti che venivano somministrati a pazienti:

  • il pregiudizio di irresponsabilità
  • l’inattività
  • l’ambiente sfavorevole

“Bisogna partire da questo principio, diceva, che l’idea che gli alienati siano  irresponsabili dei loro atti e del loro stato deve essere interamente e categoricamente rivista e considerata come completamente falsa.”

Egli proponeva lo sviluppo delle cure secondo tre assi:

  • una maggiore libertà
  • la responsabilizzazione dei pazienti attraverso una terapia più attiva
  • la padronanza psicoterapeutica del luogo, con lo studio delle resistenze provenienti dal personale e dal luogo stesso.

Lui voleva “ nello stesso tempo curare la struttura e il paziente al quale conviene dare iniziativa e responsabilità moltiplicando le occasioni di lavoro e di creatività”.

La sua opera è stata tradotta in francese durante la seconda guerra mondiale, all’arrivo di Tosquelles a Saint Alban.

Dal punto di vista teorico il Club 74 è dunque un concetto di lavoro che fa riferimento all’Altro sociale, un luogo di incontro, un’istanza reale che tramite uno statuto pubblico permette di proporre, organizzare e realizzare diversi momenti e attività inserite nel circuito della parola, di soggettivazione dell’altro, troppo spesso considerato solo “oggetto bisognoso di cure”.
In questo contesto l’Assemblea dei pazienti viene riconosciuta quale istanza socioterapeutica da uno statuto che prevede pure un Comitato e un Segretariato. Il Segretariato rappresenta l’organo operativo i cui compiti sono di coordinare le attività socioculturali, di redigere il giornale, di organizzare l’accoglienza dei nuovi ospiti, di gestire un proprio budget e di sovvenzionare le attività che mensilmente ogni unità terapeutica-riabilitativa (UTR) organizza.
I concetti di lavoro che fanno riferimento all'Altro sociale e ai luoghi di incontro non possono che svilupparsi in un ambiente che favorisca la relazione e che diventi esso stesso istanza terapeutica privilegiata, assumendo la connotazione di spazio terapeutico per il reinserimento, e per la presa a carico, dei vari aspetti sociali e relazionali da parte dei diversi operatori coinvolti. Le varie categorie di utenti con cui l'operatore sociale o sanitario si trova sempre più confrontato avvengono in situazioni di relazione complessa per la quale è necessario progettare e attivare programmi diversificati il cui obiettivo principale sia il ripristino e la riabilitazione della parola.

Tramite il Club, infatti, il dialogo tra le parti sarà possibile in quanto coinvolge, responsabilizzandolo attraverso le istanze della relazione, colui che in primis è protagonista di una storia non voluta, cioè l’ospite o il paziente che dir si voglia. Ridefinire le modalità di presa a carico extra-ospedaliera solo spostando il luogo di intervento e non introducendo modalità di lavoro che si identificano nel concetto sopra accennato, potrebbero riproporre  nel tempo modelli che furono della psichiatria custodialistica.

Occorre quindi prestare attenzione a che ogni e qualsiasi progetto, proposta o pianificazione mettano al centro delle stesse l’uomo nella sua completezza, ivi compreso riconoscergli il diritto alla malattia e alla sofferenza che dalla stessa deriva. Nell’epoca in cui la macchina si sostituisce sempre più all’uomo, noi operatori - medici, infermieri, animatori, operatori sociali - dobbiamo essere vigili sulla scelta di programmi inerenti l’assistenza sociopsichiatrica, in quanto i meccanismi dell’alienazione sono presenti ad ogni angolo, sia dentro che fuori la struttura ospedaliera che nella Società stessa in generale.

 

Ottobre 2024

Andrea Mazzoleni, socioterapeuta

Ufficio Stampa
Andrea Mazzoleni
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