DIOGGENE, scritto e diretto da Giacomo Battiato, con Stefano Fresi alla Bella Stagione di Riccione Teatro
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Stefano Fresi a La Bella Stagione di Riccione Teatro 2024/25 con DIOGGENE.
La regia di Giacomo Battiato divide lo spettacolo in tre parti (tre quadri) che ruotano su di un unico personaggio, costruito sulla forza scenica di Stefano Fresi che interpreta un attore famoso che si chiama Nemesio (da "Nemésios", un nome teoforico riferito a Nemesi, la dea greca della giustizia punitiva) Rea.
Una scenografia minimale ma simbolica, con un unico elemento che cambia nei tre quadri: un mostruoso spaventapasseri, un’armatura e un bidone dell’immondizia. Questi oggetti rappresentano i temi della paura, della morte e del rifiuto che attraversano i tre quadri nei quali è diviso, senza soluzione di continuità.
Nel primo quadro, HISTORIA DE ODDI, BIFOLCHO, Nemesio interpreta un proprio testo, scritto in autentico volgare duecentesco. È la storia di un contadino toscano che ha partecipato alla tremendissima battaglia di Montaperti in cui Siena e Firenze si sono scontrate.
Nel secondo quadro, L’ATTORE E IL BUON DIO, troviamo Nemesio nel suo camerino, mentre si veste, apprestandosi ad andare in scena. Ma non è dello spettacolo che ci parla, bensì della appena avvenuta rottura violenta con la moglie, tra pianti, grida e insulti.
Nel terzo quadro, ER CANE DE VIA DER FOSSO D’A MAIJANA, troviamo Nemesio che vive felice in un bidone dell’immondizia. Ha lasciato tutto, la sua professione e la sua vecchia vita. Ha deciso, come il filosofo greco Diogene, di rifiutare ogni ambizione e possesso per essere libero di parlare del vero senso della vita.
Ecco, dunque, Dioggene, una "forza- tura" del filosofo greco Diogene di Sinope, il più grande contestatore e fustigatore dei costumi della pòlis:, il celebre rappresentante della scuola cinica che predicava un vero e proprio “ritorno alla natura” contestando le leggi della città, in quanto false, artificiali, ricolme di ipocrisia.
E, come lui, Dioggene non pone domande ma porta le sue risposte. Al contrario di Socrate, nessuna teoria gli appartiene ma cerca, sempre: tra il 400 e il 300 avanti Cristo, questo personaggio strano andava in giro in Atene con una lanterna e a chi gli chiedeva il motivo di quella anomalia, rispondeva: “Cerco l’uomo”. “L’uomo” definizione generica ma significativa perché indicava l’uomo onesto.
Ma chi è l’uomo oggi? Lo cerchiamo ancora? E come viviamo, se ancora ci interessa l'amore e la ricerca della libertà?
Ai suoi tempi i filosofi erano molto apprezzati e Diogene avrebbe potuto vivere come un protetto dei nobili, in mezzo a lussi e privilegi. Scelse invece di disfarsi di tutti gli averi per raggiungere il più alto grado di autenticità.
Perchè "Meglio è imbattersi nei corvi che negli adulatori, giacché i primi mangiano i cadaveri, ma i secondi mangiano i vivi”.
Il Dioggene di Battiato e Fresi, come il Diogene di Sinope, è un cantore dell’autarchia, dell’autodeterminazione degli individui: rifiuta la stessa idea di patria o di proprietà: “Guardatemi: casa non ho, né patria, né averi o schiavi: dormo su nuda terra, non ho sposa, né figli, né pretorio, ma unicamente terra e cielo ed un solo consunto mantello. Eppure: che mi manca? Non sono senza paure, senza dolori, non sono libero?”.
Un invito alla riflessione sulla condizione umana, sulla bellezza della vita, nonostante la violenza e le difficoltà che la caratterizzano, su libertà e amore che opportunamente diventa qui anche l'occasione per un incontro con studenti ed insegnanti..
NOTA DI REGIA
"Stefano Fresi, Oddi, Nemesio Rea, Dioggene e io, Giacomo Battiato, siamo la stessa persona".
"Mettere in scena questo triplo monologo che ho scritto per Stefano è puro gaudio, per la sintonia e la reciproca stima che ci sono tra noi due. A ciò si aggiunge il piacere della sfida: tre lingue italiane diverse per ciascuno dei monologhi (volgare toscano, lingua corrente del nostro 21° secolo, romanesco), tre atmosfere, tre toni, tre stili. Epica e commedia, sberleffi e crudeltà.
In ognuno dei tre quadri, apparentemente così diversi tra loro, ci sono gli stessi temi che ruotano. La violenza dei maschi, l’umana stupidità, la guerra, il bisogno di bellezza e di amore"
"Stefano Fresi è un gigante sulla scena. Accanto a lui, ho voluto che ci fosse un solo elemento scenografico, diverso nei tre quadri: un mostruoso spaventapasseri, un’armatura, un bidone dell’immondizia. Tre simboli (paura, morte, rifiuti) in uno spettacolo che, a dispetto della violenza, della rabbia, delle ansie e del dolore trattati, considero un appello alla meraviglia del mondo e della vita" (Giacomo Battiato).
DIOGGENE
Scritto e diretto da Giacomo Battiato
Musiche Germano Mazzocchetti
con Stefano Fresi
Costumi Valentina Monticelli
Scultore Oscar Aciar
Luci Marco Palmieri
Decoratore Bartolomeo Gobbo
Produzione Teatro Stabile d’Abruzzo, Stefano Francioni Produzioni, Argot Produzioni