Visita guidata: Museo della Forma Urbis e Parco del Celio

Visita al Museo della Forma Urbis con Penelope Filacchione, sabato 25 maggio 2024.
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Roma, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

Immaginate di poter camminare nella Roma della fine del II secolo d.C., quando la città stava per raggiungere la sua massima estensione territoriale. Adesso immaginate una “mappa” di quella città, fatta in marmo e misurante la bellezza di oltre 18 metri x 13, appesa sul muro della biblioteca del Templum Pacis proprio vicino al Foro Romano.

Ora immaginate decine di migliaia di frammenti caduti dal muro che la sosteneva: pezzi di marmo riutilizzati in gradini, finestre, costruzioni di tutti i secoli successivi.

Poi immaginate gli archeologi a Roma tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento che capiscono di avere la possibilità di ricostruire un monumento eccezionale, ma anche un “testimone” che potesse aiutare a comprendere cosa sono i tanti ruderi nascosti nel sottosuolo della nostra città.

Che a Roma esistessero delle “mappe” si sapeva da secoli: ogni tanto veniva fuori un frammento e ogni tanto si intuiva che questi frammenti erano coerenti fra loro (cioè stesso tipo di marmo, stesso spessore etc) e quindi si capiva che appartenevano alla stessa.

Sappiamo ad esempio che una mappa doveva esistere in un edificio voluto dalla famiglia Flavia e che si trovava lungo l’attuale via del Corso, più o meno dove oggi è la Galleria Sciarra.

Ma a cosa servivano? Forse a fini catastali, forse anche solo di orientamento e di certo per auto celebrazione. È suggestivo, ad esempio, vedere che queste mappe non sono orientate con il nord in alto: le scritte fanno sì che si comprenda come dovevano essere guardate, ma a cosa si doveva quella scelta di orientamento?

Nel 1901 l’archeologo Rodolfo Lanciani finì di pubblicare il progetto Forma Urbis Romae: la bellezza di 46 tavole di Roma, che riportano ‘in trasparenza’ i frammenti della mappa marmorea per sovrapporre la città moderna all’antica. Tra l’altro, Lanciani lavorava in un periodo in cui Roma Capitale si stava costruendo, tanti erano gli sventramenti, tante le fondamenta scavate per i nuovi edifici, e lui aveva la possibilità di incrociare quei dati visti negli scavi con i pezzi della mappa marmorea che erano stati trovati e che erano ancora in via di ritrovamento.

Un lavoro monumentale, ancora indispensabile agli archeologi di oltre un secolo dopo.

Da allora la tecnologia si è aggiunta allo studio tradizionale: mentre i ritrovamenti archeologici vengono ‘puntati’ attraverso coordinate satellitari, le migliaia di frammenti della mappa marmorea di Roma vengono man mano scansionate in 3D e le immagini vengono caricate su una piattaforma digitale condivisa.

Studiosi e studenti di tutte le università del mondo li studiano, li confrontano con altri dati archeologici e con fonti letterarie di ogni genere per carpire informazioni al passato.

Per chi l’ha tanto studiata è un’emozione straordinaria poterla vedere dal vivo ricomposta, ma il lavoro è in divenire perché sono quasi 500 anni che ne ritroviamo frammenti e di certo ne troveremo ancora.

Per chi l’ha tanto studiata e ha nella mente e nel cuore l’impianto urbanistico della città antica, raccontarla e condividere una visione, volando letteralmente sulla città è un’emozione ancora più grande.

INFO PRATICHE

SABATO 25 MAGGIO ORE 10.00, ingresso al museo. A seguire passeggiata attraverso il nuovo Parco Archeologico del Celio. Accompagna Penelope Filacchione.

Max 25 posti disponibili, prenotazione obbligatoria [email protected] oppure WhatsApp 338-9409180

Biglietto d’ingresso gratuito con la MIC Card attiva (carta dei Musei in Comune), oppure Intero Residente € 6,50 – Ridotto Residente € 5,50

Quota visita guidata 10 euro incluso noleggio radio (12 per gli ospiti occasionali).

Per maggiori informazioni
Ufficio Stampa
Penelope Filacchione
 ArtSharing Roma (Leggi tutti i comunicati)
Viale dei Colli Portuensi, 242
00151 Roma
[email protected]
+393389409180