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"La Guerra di Oggi: Un Conflitto Senza Necessità e Senza Cuore"
La guerra è un concetto che, nonostante le epoche e i contesti, continua a infestare la storia dell'umanità. Ma il conflitto armato di oggi è un mostro ben diverso da quello che attraversava le pianure della storia antica. Non si tratta più di espansione territoriale o di sopravvivenza in un mondo crudo e pericoloso, ma di un fenomeno che sembra trarre linfa vitale dalla follia umana e dall'indifferenza delle istituzioni internazionali. Come ha sottolineato Papa Francesco, "mentre soffiano i gelidi venti della guerra", ci troviamo a confrontarci con una realtà in cui la violenza sembra essere diventata una scelta deliberata piuttosto che una necessità inevitabile.
Un esempio lampante è la situazione in Medio Oriente, dove il conflitto israelo-palestinese continua a sfidare la logica e la coscienza internazionale. L'ONU, l'organismo creato per mantenere la pace e la sicurezza nel mondo, appare sempre più come uno spettatore impotente, se non addirittura complice di un sistema di potere che applica pesi e misure diversi a seconda dei contesti e degli interessi in gioco. Quando si parla di Israele e Palestina, è difficile ignorare la disparità con cui vengono trattati i due popoli. Da un lato, Israele che, per quanto possa essere giustificato dal suo diritto di esistere, si trova ad essere parte di un conflitto perpetuo con i palestinesi, la cui disperazione è spesso ignorata. Dall'altro, il popolo palestinese, costretto a lottare per la propria sopravvivenza in un mondo che sembra averli dimenticati, tranne quando fa comodo citarli nei discorsi diplomatici.
La guerra moderna, quindi, non è più una questione di necessità, ma di scelta. E questa scelta, spesse volte, è dettata non tanto da questioni di sicurezza nazionale o di autodifesa, ma da motivi molto meno nobili: il controllo delle risorse, il potere geopolitico, e, soprattutto, il profitto. In questo contesto, le parole di Papa Francesco durante il Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini risuonano come un monito potente: "Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?". Un interrogativo che ci spinge a riflettere sulla direzione che abbiamo intrapreso come società globale, dove la ricerca dell'essenziale sembra essere stata sostituita dalla corsa sfrenata verso l'accumulazione e il dominio.
Non si può parlare di guerra oggi senza menzionare anche il cinismo che permea il nostro tempo. Ci siamo abituati a vedere immagini di morte e distruzione sullo schermo dei nostri dispositivi, a leggere notizie di bombardamenti e massacri mentre facciamo colazione, solo per dimenticare tutto pochi minuti dopo. Papa Francesco ci ricorda che è fondamentale "prendere in mano la nostra vita e a farne uno strumento di amore, di misericordia e di compassione", ma la realtà sembra indicarci che la commozione è spesso fugace, sostituita rapidamente da nuove distrazioni. Viviamo in un'epoca in cui l'orrore della guerra è diventato uno sfondo costante, una presenza che ci scorre accanto senza realmente toccarci. E forse è proprio questa la vera tragedia: non il fatto che le guerre continuino, ma che non ci importi abbastanza da fermarle.
In questo scenario, le parole del cardinale Matteo Zuppi assumono un significato ancora più profondo. Egli sottolinea come la riconciliazione sia l'unico antidoto efficace contro la perpetuazione dell'odio e della violenza: "Non c’è pace senza perdono. E la riconciliazione richiede il miracolo della pace e questa inizia proprio nel liberarsi dal male attraverso la giustizia e il perdono. Insieme". Eppure, quanti sono davvero disposti a pagare il prezzo della pace? Troppo spesso, l'odio e la vendetta sembrano essere l'opzione più facile, quella che richiede meno sacrifici e meno impegno. E così, la guerra continua a prosperare, alimentata non tanto dalle necessità del passato, quanto dalla follia del presente.
Il richiamo del Papa a rendere la terra un “tempio di fraternità” suona quasi utopistico in un mondo dove "ricorrenti fenomeni di ingiustizia, violenza e disuguaglianza" sono all'ordine del giorno. Ma forse è proprio in questa utopia che risiede la speranza di un cambiamento reale. Riscoprire l'essenziale significa ritornare a quei valori fondamentali che definiscono la nostra umanità, significa scegliere la vita al posto della morte, la compassione al posto dell'indifferenza, la pace al posto della guerra.
In definitiva, l'analisi antropologica della guerra di ieri e di oggi ci porta a una triste constatazione: il mondo ha cambiato il suo modo di fare la guerra, ma non ha cambiato il suo cuore. E finché non saremo disposti a confrontarci con questa realtà, a cercare veramente l'essenziale e a riconoscere l'umanità anche nei nostri nemici, il ciclo di violenza non avrà fine. Come ha saggiamente affermato Papa Francesco, è solo attraverso "l’incontro con Dio" e l'apertura all'altro che possiamo sperare di trasformare "i gelidi venti della guerra" in una brezza di pace e fraternità. La guerra, un tempo mezzo di sopravvivenza, è ora una piaga che abbiamo scelto di non curare, accontentandoci di medicare solo le ferite più superficiali mentre ignoriamo il cancro che divora la nostra anima collettiva. Forse è giunto il momento di ascoltare davvero questi appelli e di impegnarci a costruire un mondo dove la pace non sia solo un sogno distante, ma una realtà tangibile per tutti.
Dom Donatello Camilli
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