Comunicati Stampa
Arte e Cultura

"Il Mio Filippino" di Liryc Dela Cruz al Supercinema per Santarcangelo Festival 2024

"For Those Who Care To See": come mettere in discussione passato, presente e futuro di ciò che creiamo e per capire come riverbera nel mondo in cui viviamo".
Bologna, (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

Per Liryc Dela Cruz, artista e regista filippino, "il tempo della ricerca e della sperimentazione è il tempo dedicato a imparare e disimparare, è anche un tempo dedicato alla riflessione sugli elementi interni ed esterni che si incontrano nello spazio".

Nel suo progetto "Il Mio Filippino", in visione al Supercinema per Santarcangelo festival 2024, (ultima replica domenica 7 luglio) offre la  sua ricerca di come i nostri corpi, schiavizzati e colonizzati, si arrendono e si riconnettono con la terra/suolo per comprendere, anche, la traiettoria della loro condizione attuale.

Con Il Mio Filippino: For Those Who Care To See, Dela Cruz continua la sua ricerca pluriennale sulla diaspora filippina in Italia, parte della quale è stata condotta all'interno del programma di residenze di ricerca e produzione artistica Prender-si cura (2022) del Mattatoio. Dela Cruz si focalizza sulle lavoratrici e sui lavoratori domestici, cercando di comprendere gli stati di esaurimento e le pratiche di cura e riposo associate alle loro vite.

Il Mio Filippino, titolo della mostra, fa riferimento alla diffusa abitudine di associare la comunità filippina al lavoro domestico, limitando la possibilità di immaginare filippine e filippini al di fuori di questa particolare linea di lavoro e innescando l’impegno pluriennale di Dela Cruz sul tema. Dela Cruz critica questa struttura sociale fittizia, che esaspera la pressione esercitata sulle soggettività filippine, spinte ad abbandonare la propria identità a favore di una veste passiva e fedele, reificata sia nel Paese d'origine che nei Paesi in cui trovano lavoro e si stabiliscono. 

La mostra presenta un'installazione video composta da quattro video, tre dei quali sono il frutto della documentazione di Dela Cruz di diverse collaboratrici domestiche filippine, riprese mentre puliscono le case dellɜ loro datorɜ di lavoro, giustapposti a un filmato di formato più̀ grande, che mostra una donna che dorme. Quasi a voler proteggere il soggetto addormentato del video nel suo momento di vulnerabilità, l'artista ha concepito una camera filigranata realizzata con il kulambo (un tipo di tessuto usato per le zanzariere), che crea un rifugio provvisorio intorno allo schermo. 

Questi video, insieme a una composizione sonora distopica, riflettono criticamente sui processi coloniali di controllo e razzializzazione, che fissano i corpi e le identità alterizzate all'interno di uno sguardo e di una struttura, ed evidenziano le complessità insite nel concetto di cura.

Rendendo evidente questa dinamica, Dela Cruz negozia il potenziale per la riappropriazione sociale, metaforica e reale del sé, risvegliando il potere immaginativo che questi corpi possono abbracciare, immersi in un vivido paesaggio di riposo: un viaggio a ritroso verso la propria geografia sociale in cui il proprio agire non è governato da standard idealizzanti o riduttivi.

Una riflessione che è anche un momento per il riposo o per il sonno e per concedersi di seguire delle suggestioni mistiche che risuoneranno nel profondo silenzio.

 Una ricerca artistica complessa perchè implica una "cura mentale", assiema ad un lavoro di indagine, "con lo scopo di mettere in discussione passato, presente e futuro di ciò che creiamo e per capire come riverbera nel mondo in cui viviamo".

il suo lavoro pone anche delle sfide a noi tutti,  “cosa stiamo facendo?” o “cosa stai facendo?” in modo particolare in questi momenti strani ed estremi dell’umanità.

 

Liryc Dela Cruz

Regista e artista di Tupi, South Cotabato a Mindanao, Filippine, e attualmente residente a Roma, Italia. Le sue opere sono state selezionate e proiettate in diversi festival internazionali di cinema ed eventi artistici a Locarno, Berlin, New York, Taiwan, ecc. I suoi film sono tematicamente legati alle sue origini, alla sua storia e alla sua psicologia personale. È stato un collaboratore del regista indipendente filippino Lav Diaz e un allievo di Apichatpong Weerasethakul. È anche considerato uno dei rappresentanti del movimento del cinema lento (Ji.hlava IDFF '18). Nel 2020 è stato selezionato come uno dei giovani registi emergenti alla Berlinale Talents durante il 70° Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Françoise Vergès è stata sua mentore nell’ambito del progetto Mediterranean Ecofeminist Decolonial Union for Self-Education a Lecce, Italia. Di recente, Dela Cruz ha debuttato con una performance parte del suo progetto di ricerca in corso Il mio Filippino/a al Teatro di Roma - Teatro Nazionale. Il progetto indaga i gesti di cura e i metodi di pulizia dei lavoratori domestici filippini. Lo stesso progetto ha ricevuto l’Artissima - Torino Social Impact Art Award 2020 ed è stato selezionato dalla Cité internationale des arts Paris per il programma di residenze 2022. Dela Cruz è borsista del of   TBA21–Academy’s Ocean Fellowship 2022 in cui sta sviluppando Ocean as a Space of Perpetual Care un progetto che affronta il tema della cura e ospitalità nelle Filippine pre-coloniali e sul diario di Antonio Pigafetta.

Ufficio Stampa
Giancarlo Garoia
 RETERICERCA (Leggi tutti i comunicati)
47838
retericerca@gmail.com
3338333284