Tragedia di Latina e sicurezza sul lavoro, Davide Favero del sindacato CLAS: “Spezzare catena dello sfruttamento. Più controlli, sanzioni e formazione”

Duro intervento del segretario nazionale del sindacato CLAS
ROMA, (informazione.it - comunicati stampa - agricoltura)

 

“La gravissima e tragica vicenda del lavoratore deceduto dopo essersi gravemente ferito e abbandonato dal suo datore di lavoro, deve richiamare tutti noi, dalle istituzioni politiche alle rappresentanze economiche e datoriali ad un maggiore sforzo e impegno per spezzare le catena dello sfruttamento e del lavoro irregolare. Serve una assunzione di responsabilità decisa e concreta, se tutto resterà uguale fino alla prossima morte, nessuno avrà più il diritto di parlare”.                    

Il Segretario Generale del Sindacato CLAS, Davide Favero commenta così la morte dell’agricoltore indiano di Latina, e denuncia il persistere di gravi incidenti sul lavoro, con conseguenti costi in termini di vite umane e sociali elevati. Favero sottolinea come la precarietà contrattuale, la scarsa sicurezza e la mancanza di formazione sui rischi lavorativi, giochino un ruolo significativo per i lavoratori e propone un'ottica in cui la sicurezza sul lavoro non sia solo un costo, ma un valore aggiunto, invocando un ulteriore adeguamento del testo unico sulla sicurezza, per garantire maggiore consapevolezza da parte dei datori di lavoro sui rischi e le conseguenze del mancato rispetto delle norme. 

“Il cambiamento nel mondo del lavoro – dichiara Favero - richiede un approccio culturale diverso alle politiche di prevenzione e tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Sottolineo la necessità di adottare modelli di intervento più efficaci, che integrino la prevenzione dei rischi con la promozione del benessere generale dei lavoratori e conseguentemente delle aziende stesse. E' necessario un forte incremento dei controlli e di personale ispettivo, oltre che inasprire le sanzioni per chi non rispetta le norme contrattuali e sulla sicurezza sul lavoro. Ancora oggi, in alcune realtà, assistiamo ad una resistenza culturale relativa alla prevenzione, con la tendenza a sottovalutare i rischi anche a lungo termine sulla salute dei lavoratori".