Arte e Cultura
LA MIA AFRICA. Presentazione del nuovo calendario di Paolo Gotti
Martedì 17 dicembre alle ore 18, la Galleria B4 di Bologna ospita la presentazione del nuovo calendario del fotografo bolognese Paolo Gotti: LA MIA AFRICA, il racconto di un viaggio compiuto da Paolo Gotti esattamente 50 anni fa: il primo davvero importante per il fotografo bolognese, quello in cui “si sa quando si parte ma non quando si torna… e se si torna”.
Partendo da Bologna con una vecchia Land Rover militare, Paolo Gotti raggiunge Tunisi per poi spostarsi in Algeria, prima ad Algeri e poi a Ghardaïa. Qui inizia il suo attraversamento del deserto del Sahara: migliaia di chilometri di sabbia e cielo, dove incontra più volte il popolo nomade dei Tuareg. Da lì, ha affrontato l’intricata foresta del Ghana e la discesa a 2.000 metri nel buio della terra, in quella miniera fatta di ferro, roccia e luccichi di metallo prezioso. Paolo Gotti tornerà in Italia dopo quasi cinque mesi grazie a un passaggio su una nave cargo carica di tronchi battente bandiera liberiana, che – salpando dalla Costa D’Avorio – lo sbarcherà dopo 17 giorni al porto di Ravenna. Con il denaro ricavato dalla vendita del motore della sua jeep, abbandonata ad Abijan, tornerà in Africa due anni dopo per una seconda esplorazione del continente nero. Ma dalla sua prima straordinaria esperienza e da quei paesaggi meravigliosi nascerà la sua grande passione per i reportage fotografici dal mondo, che lo porterà negli anni successivi a visitare circa 70 paesi nei cinque continenti.
Al compimento dei suoi primi 80 anni, Gotti ha voluto ripercorrere quell’itinerario per immagini all’interno delle pagine del calendario LA MIA AFRICA, un omaggio al noto romanzo autobiografico di Karen Blixen: è questo il viaggio che l’ha definitivamente convinto a percorrere la strada del “cacciatore di immagini”, come lo aveva definito Giorgio Celli in occasione di una sua mostra presso ACF Trading, lo showroom bolognese che vede tuttora esposti i suoi giganteschi pannelli fotografici.
Non meno importante, la colonna sonora di quell’avventura: a scandire i chilometri, la musica di Leonard Cohen, ma anche quella di James Taylor e Bob Dylan. Note folk e malinconiche, indimenticabili sotto il cielo d’Africa.
Insieme al calendario da parete, come da tradizione, Paolo Gotti presenterà anche il calendario da tavolo dal titolo RADICI E ALBERI con 13 fotografie che esplorano le varietà arboree in diversi paesi del mondo nei cinque continenti.
Paolo Gotti nasce a Bologna e si laurea in architettura a Firenze, dove frequenta il Centro di studi tecnico-cinematografici. Nel 1974 sceglie l’Africa come meta del suo primo vero viaggio. Con la sua vecchia Land Rover attraversa il Sahara fino al Golfo di Guinea in Costa d’Avorio, per poi fare ritorno in Italia dopo quasi cinque mesi a bordo di un cargo merci. Dopo varie esperienze nel campo della pubblicità e una maturata esperienza nello still life, si dedica sempre più al reportage. Gira il mondo con la sua Nikon per immortalare persone, paesaggi e situazioni che archivia accuratamente in un gigantesco atlante visivo, da cui nascono le sue serie fotografiche. L'obbiettivo della sua macchina fotografica è in oltre 70 paesi tra cui Niger, Cina, Haiti, Brasile, Messico-Guatemala, Nepal, Indonesia, USA, Canada, Thailandia, Malesia, Yemen, Venezuela, India, Cile, Bolivia, Islanda, Australia, Colombia, Cuba. Dal 1996 al 2002 lavora per il Consorzio Alta Velocità Emilia Toscana, realizzando i calendari che ritraggono l’avanzamento dei lavori. È stato protagonista di numerose mostre personali tra cui Segni e culture, Institut Français de Naples a cura di Almerico de Angelis (con testo in critico di Michele Bonuomo); Da Bologna per l’Unicef, Aeroporto G. Marconi, Bologna; Fuoco, Rocca di Cento, Ferrara; Stories. Viaggio tra fotografia e letteratura, Teatro Duse, Bologna, Cina 1978, Galleria Minerva, Padova. Nel 2019 ha vinto il Premio UVA come Senior Photographer dell’Università di Verona e nel 2023 è stato tra i protagonisti della mostra I AM THE EARTH, a cura di Anna Caterina Bellati presso la Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani.