Mario Contino e la nascita di Prolistrafo: il neologismo che colma un vuoto nella lingua italiana e si diffonde sempre di più
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In una società che si fonda su simboli e parole per comprendere e dare voce alle esperienze umane, alcune realtà rimangono prive di una denominazione precisa, lasciando un vuoto tanto linguistico quanto emotivo. Uno di questi vuoti riguarda il dolore silenzioso, eppure diffusissimo, dei genitori che perdono un figlio. È per rispondere a questa mancanza che Mario Contino, noto scrittore e autore riconosciuto in tutta Italia, noto anche per la sua sensibilità verso temi sociali e umani, ha creato il termine prolistrafo. Con questa parola, Contino vuole offrire una risposta alla necessità di una società che troppo spesso, anche a livello linguistico, fatica a riconoscere e legittimare il lutto dei genitori, la cui esperienza rimane inesplicabile.
A differenza di termini creati per arricchire il vocabolario in modo giocoso o evocativo, come petaloso, un bel termine ideato da un alunno di terza elementare e accolto dall’Accademia della Crusca per il suo carattere creativo e innovativo, prolistrafo non nasce da un semplice gioco di parole, ma da un bisogno sentito. Mentre petaloso risponde a un desiderio di descrivere con originalità un fiore pieno di petali, prolistrafo porta con sé una forza espressiva profonda, dando un nome al dramma di chi perde un figlio, una realtà emotiva che coinvolge molte persone e che merita di essere espressa e riconosciuta.
La parola prolistrafo è stata concepita attraverso l'unione di due elementi distinti e potenti: proli, che deriva da prole e richiama l’essenza stessa della genitorialità, e strafo, dal verbo strappare, un’immagine forte che evoca il trauma e il vuoto lasciato da un distacco irreparabile. Con questa unione, Contino non ha solo creato una parola, ma ha gettato un ponte tra le persone che vivono questa condizione e il resto della società, offrendo uno strumento per narrare una storia di sofferenza e speranza. La parola prolistrafo rappresenta, quindi, la violenza della perdita e, allo stesso tempo, l’amore e il legame che i genitori provano per i propri figli, un legame che sopravvive anche alla tragedia.
La creazione di prolistrafo non si è fermata al termine stesso. Mario Contino ha infatti scelto di utilizzare questa parola nei suoi scritti e nelle sue opere, pubblicando articoli e saggi in cui la parola viene inserita e spiegata. Grazie a questa opera di diffusione, il termine ha iniziato a guadagnare popolarità e ad attirare l’attenzione di molte persone, soprattutto di genitori che, riconoscendosi in questa definizione, hanno trovato un modo per esprimere il loro dolore e rompere il silenzio che spesso lo avvolge.
Nonostante prolistrafo nasca da un’iniziativa personale, ha già iniziato a risuonare in un contesto più ampio, attirando l’interesse di lettori e professionisti. La parola si è diffusa tra i conoscenti e lettori di Contino e ha trovato posto in diverse comunità online, gruppi di supporto e discussioni sociali, dove è stata accolta come un termine essenziale per dare un’identità e un riconoscimento a chi vive questa tragica condizione. Alcuni genitori hanno iniziato a utilizzare prolistrafo nelle loro conversazioni e nei loro post sui social media, altri lo hanno introdotto all’interno di gruppi di sostegno per esprimere quel sentimento di perdita che nessun’altra parola riusciva a trasmettere pienamente.
In molti casi, prolistrafo ha avuto l’effetto di sensibilizzare anche chi non vive direttamente questa esperienza: la parola permette di comprendere più a fondo il dolore dei genitori e di offrire loro solidarietà e sostegno. Proprio come alcuni termini letterari si diffondono nel linguaggio comune grazie al loro impatto emotivo e alla loro potenza espressiva, prolistrafo si sta gradualmente inserendo nel vocabolario quotidiano di molte persone, creando una rete di comprensione e solidarietà.
In contrasto con la storia di petaloso, che l’Accademia della Crusca ha accolto e promosso per il suo valore creativo, prolistrafo rappresenta qualcosa di diverso: un grido silenzioso, una necessità concreta che non nasce dal desiderio di gioco, ma dall’urgenza di un gruppo di persone di dare un nome al proprio dolore.
Il riconoscimento di prolistrafo da parte di istituzioni linguistiche, come l’Accademia della Crusca, potrebbe rappresentare un importante passo avanti nella normalizzazione di una condizione di cui si parla troppo poco. La lingua non è mai solo un insieme di parole: è uno specchio della società, dei suoi valori e delle sue lotte. Riconoscere prolistrafo significherebbe riconoscere e legittimare una condizione umana che troppo spesso viene taciuta o non compresa fino in fondo. La parola offre, in sostanza, un primo passo verso l’accettazione e la possibilità di comunicare un dolore altrimenti inespresso.
Mario Contino ha dato vita a un termine che, attraverso la diffusione e l’accettazione crescente, si avvicina sempre più a diventare un termine condiviso e compreso, capace di abbattere il muro di silenzio e isolamento che spesso circonda i genitori in lutto. Prolistrafo non è una semplice parola, ma un simbolo di rispetto, di solidarietà e di riconoscimento per chi, in quella condizione, non ha mai trovato le parole giuste.
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