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Politica e Istituzioni

In libreria l’ultimo libro di Armando Fava “Lettera a un leghista meridionale”, con prefazione di Gianfranco Pasquino. Dissensi Edizioni

“Sin dalle origini la Lega ha mantenuto una posizione antimeridionalista opponendosi alla migrazione degli abitanti del Meridione verso le città dell’Italia settentrionale, adducendo le peggiori motivazioni. L’ha fatto a viso scoperto, senza mai preoccuparsi di nascondere la sua dottrina politica imperniata sul razzismo e sulla discriminazione. Per loro i meridionali sono mafiosi, approfittatori, buzzurri, poco istruiti, parassiti e pericolosi per l’economia del Nord".
Bozzano (Lu), (informazione.it - comunicati stampa - politica e istituzioni)

Il titolo del libro, abbastanza esplicativo, non dovrebbe lasciare dubbi a nessuno riguardo al tema trattato. L’autore, per scrivere la sua lettera, prende spunto dal progressivo aumento di consensi elettorali della Lega nel Meridione, ma principalmente dal fatto che uno dei nuovi elettori meridionali della Lega è un suo amico, siciliano come lui, con il quale in un passato oramai lontano ha condiviso un lungo periodo di militanza politica nelle file della FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana), attiva negli anni settanta. L’obiettivo della lettera è quello di convincere l’amico leghista a rivedere la sua pozione politica.

Nella prima parte della lettera l’autore ricostruisce i momenti salienti dell’amicizia con il suo interlocutore, amicizia instaurata durante gli incontri avvenuti nella sede della FGCI di Ragusa (città dove entrambi abitano) e consolidata nei numerosi viaggi in pullman e in manifestazioni di protesta nelle varie città della Sicilia, spesso in un clima di tensione altissimo che sconfinava in scontri pericolosi con gruppi di orientamento post-fascista o di destra radicale, interrotti ogni volta dall’intervento delle forze dell’ordine. Un flashback che lo porta indietro nel tempo, un salto di quarantacinque anni, in cui lui e il suo amico, giovanissimi, vivono e sperimentano la politica da comunisti convinti: il primo è ancora agli albori del suo attivismo, il secondo possiede una notevole esperienza nonostante la giovane età e rappresenta quindi un punto di riferimento per l’altro, un modello di vita da seguire ed emulare. Siamo nei cosiddetti “anni di piombo”, momento in cui la politica era particolarmente sentita, sia per la statura dei suoi rappresentati molto distante da quella attuale, sia perché a essa venivano affidate le speranze di un popolo che negli ultimi tre decenni aveva dovuto affrontare cambiamenti epocali: da un lato l’incremento delle attività di ricostruzione postbellica correlato alla rinascita economica del paese, dall’altro l’arrivo della recessione dovuta alla crisi petrolifera e all’inflazione a causa del deprezzamento del dollaro.

Nella seconda parte, invece, l’autore ripercorre un quarto di secolo della politica italiana a partire dalla nascita di Forza Italia con l’entrata in campo dell’imprenditore Silvio Berlusconi fino ai giorni nostri, dove si assiste, soprattutto negli ultimi anni, a una preoccupante e maggiore approvazione delle forze politiche di destra, prima tra queste la Lega di Salvini passata dal 4 per cento delle elezioni politiche del 2013 al 17 per cento delle politiche del 2018, e al 34 per cento delle europee del 2019, classificandosi come terzo partito nazionale. Vengono analizzate e individuate le possibili cause del successo della Lega, riconducibili in parte all’insoddisfazione degli elettori verso la politica in generale, cosa che li spinge all’astensionismo e a tentare strade alternative seppur con un certo malcontento, in parte alla comunicazione aggressiva, ingannevole, menzognera portata avanti da Salvini attraverso “La Bestia”, un’imponente e costosissima macchina operativa formata da un team di specialisti di comunicazione di massa, di social network e d’informatica che lavorano ormai da tempo, per condizionare e forgiare i potenziali elettori.

Nell’ultima parte della lettera, infine, l’autore espone i motivi per i quali un meridionale non dovrebbe mai votare Lega, che non sono, beninteso, motivi politici, ma etici, trovando riscontro   nell’antimeridionalismo radicato di questo partito. Ne sono prova trent’anni di offese, d'insulti, di maltrattamento, di ostracismo nei confronti del Sud considerato da sempre un territorio sottosviluppato e tenuto alla larga perfino elettoralmente, visto che l’intento iniziale (ma probabilmente anche quello odierno) della Lega era il federalismo padano e non certo il nazionalismo falso e mistificatore sbandierato oggi solo per attingere voti dai luoghi dove prima sarebbe stato difficile solo ipotizzarlo.

Un abile colpo di reni della Lega messo in atto da Salvini, estendendo il proprio interesse pure ai meridionali (adesso non sono loro il vero nemico da combattere, ma gli immigrati) e sostituendo il logo “Lega Nord” (nome completo Lega Nord per l'Indipendenza della Padania ) con quello di “Lega per Salvini Pemier” o più semplicemente “Lega”, giacché la parola “Nord” era divenuta un appendice assai scomoda al fine di raccoglie voti anche al Sud.

 

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