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CAMPANIA, IL REFERENDUM ALENIA. The Dark Side of the Moon
Con i risultati del referendum in Campania e con la maggioranza dei consensi dei lavoratori all’ipotesi d’accordo si chiude la vertenza Alenia. Ma è poi è veramente cosi?
NAPOLI,
(informazione.it - comunicati stampa - economia)
I risultati in sostanziale equilibrio negli stabilimenti campani dimostrano che troppi problemi restano aperti. Intanto a urne appena chiuse, ancora i giornali locali riportano commenti sulla questione di politici e lobbysti strapaesani che in queste settimane hanno sollevato solo polvere e confusione. Alcuni di loro hanno ‘azzuppato il pane’ in cerca di consenso e della credibilità perduta, cosi come qualcuno si è affannato a dimostrare quelle antiche servitù tipiche della vecchia classe dirigente della nostra regione.
Con i riflettori spenti vale la pena fare alcune considerazioni su quel piano industriale di Alenia, che mantiene ancora tutte le incertezze per i programmi futuri nel comparto dei velivoli commerciali e regionali e che ridimensiona il peso degli impianti campani in termini di qualità e quantità delle attività. Hanno pesato nella vicenda le pretese della Lega, del resto ampiamente confermate in questi giorni da personaggi del top management di Alenia. E tuttavia, da un punto di vista sindacale l’accordo mantiene una sua positività considerando la congiuntura. Non ci sono licenziamenti e si sostiene il reddito di chi uscirà dall’azienda, questo sempre che Monti non decida diversamente. Sono previsti anche investimenti e nuova occupazione. In Campania resta la chiusura dello stabilimento di Casoria che non è mai nel quadrante positivo di un bilancio, tuttavia non sono in conto licenziamenti e gli spostamenti dei lavoratori verso le altre sedi napoletane sono in qualche modo supportati. Resta lo spostamento della sede legale dell’Alenia a Venegono, a mio avviso come espressione più palese dell’inadeguatezza del management che lascia ‘spasa al sole’ la sua sudditanza alla politica. Si dirà poca cosa, visto quello che è emerso su Finmeccanica in queste settimane. Ma, tant’è almeno anche i lavoratori prendono atto del livello dei loro interlocutori, siano essi giovani rampanti con formazione oltreoceano che meno giovani con frequentazione oltremediterraneo.
Resta da capire quale ruolo ha giocato il sindacato. In Campania la reazione iniziale negativa è stata furiosa e unitaria. L’opinione pubblica nazionale e le istituzioni locali sono scese pesantemente in campo. L’azienda, per sua stessa ammissione ne è stata spiazzata e costretta a rivedere gli obiettivi iniziali, confermando in questo modo quell’incapacità a capire e gestire moderne relazioni industriali. Messa politicamente nell’angolo da sola, Alenia ha forzato su quei sindacati abituati a starle sempre e comunque dietro, i quali hanno virato anzitempo e brutalmente il timone, pagando alla fine un alto prezzo di credibilità. La Fiom regionale, abituata da sempre a restare a guardare, ha scelto di continuare su questa strada. Eppure il tempo in questa vicenda non è mai stato una variabile indipendente, c’era da presentare a Londra i dati catastrofici del bilancio, contenere le conseguenze che sono state negative oltre qualsiasi pessimistica previsione, e bisognava dare segnali d’inversione di marcia. Eppure la vertenza Alenia, ormai di rilievo nazionale, era bloccata. La svolta si è avuta quando è entrato in partita Maurizio Landini che da contrattualista puro qual è,
capisce che si tratta di un ‘accordo di contenimento’ che nell’insieme mantiene le condizioni e i diritti dei lavoratori e impone l’assenso all’intesa alla sua organizzazione.
Il leader del sindacato della CGIL penso che abbia colto che il futuro degli impianti e dei dipendenti certamente non dipende solo da accordi sindacali e che l’azienda, è alla vigilia di uno tsunami senza precedenti. A mio avviso mi pare l’unico che esce bene da questa vicenda, recupera la scena e una credibilità dentro e fuori la sua organizzazione e soprattutto dimostra che il mestiere del sindacato richiede sempre più equilibrio, pragmatismo e competenza.
Con i riflettori spenti vale la pena fare alcune considerazioni su quel piano industriale di Alenia, che mantiene ancora tutte le incertezze per i programmi futuri nel comparto dei velivoli commerciali e regionali e che ridimensiona il peso degli impianti campani in termini di qualità e quantità delle attività. Hanno pesato nella vicenda le pretese della Lega, del resto ampiamente confermate in questi giorni da personaggi del top management di Alenia. E tuttavia, da un punto di vista sindacale l’accordo mantiene una sua positività considerando la congiuntura. Non ci sono licenziamenti e si sostiene il reddito di chi uscirà dall’azienda, questo sempre che Monti non decida diversamente. Sono previsti anche investimenti e nuova occupazione. In Campania resta la chiusura dello stabilimento di Casoria che non è mai nel quadrante positivo di un bilancio, tuttavia non sono in conto licenziamenti e gli spostamenti dei lavoratori verso le altre sedi napoletane sono in qualche modo supportati. Resta lo spostamento della sede legale dell’Alenia a Venegono, a mio avviso come espressione più palese dell’inadeguatezza del management che lascia ‘spasa al sole’ la sua sudditanza alla politica. Si dirà poca cosa, visto quello che è emerso su Finmeccanica in queste settimane. Ma, tant’è almeno anche i lavoratori prendono atto del livello dei loro interlocutori, siano essi giovani rampanti con formazione oltreoceano che meno giovani con frequentazione oltremediterraneo.
Resta da capire quale ruolo ha giocato il sindacato. In Campania la reazione iniziale negativa è stata furiosa e unitaria. L’opinione pubblica nazionale e le istituzioni locali sono scese pesantemente in campo. L’azienda, per sua stessa ammissione ne è stata spiazzata e costretta a rivedere gli obiettivi iniziali, confermando in questo modo quell’incapacità a capire e gestire moderne relazioni industriali. Messa politicamente nell’angolo da sola, Alenia ha forzato su quei sindacati abituati a starle sempre e comunque dietro, i quali hanno virato anzitempo e brutalmente il timone, pagando alla fine un alto prezzo di credibilità. La Fiom regionale, abituata da sempre a restare a guardare, ha scelto di continuare su questa strada. Eppure il tempo in questa vicenda non è mai stato una variabile indipendente, c’era da presentare a Londra i dati catastrofici del bilancio, contenere le conseguenze che sono state negative oltre qualsiasi pessimistica previsione, e bisognava dare segnali d’inversione di marcia. Eppure la vertenza Alenia, ormai di rilievo nazionale, era bloccata. La svolta si è avuta quando è entrato in partita Maurizio Landini che da contrattualista puro qual è,
capisce che si tratta di un ‘accordo di contenimento’ che nell’insieme mantiene le condizioni e i diritti dei lavoratori e impone l’assenso all’intesa alla sua organizzazione.
Il leader del sindacato della CGIL penso che abbia colto che il futuro degli impianti e dei dipendenti certamente non dipende solo da accordi sindacali e che l’azienda, è alla vigilia di uno tsunami senza precedenti. A mio avviso mi pare l’unico che esce bene da questa vicenda, recupera la scena e una credibilità dentro e fuori la sua organizzazione e soprattutto dimostra che il mestiere del sindacato richiede sempre più equilibrio, pragmatismo e competenza.
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Aerospazio Campania (Leggi tutti i comunicati)
Napoli Italia
antonioferrara@dsalenia.it
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