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Agricoltura

I CAMBIAMENTI CLIMATICI METTONO A RISCHIO IL VINO ITALIANO

“I cambiamenti climatici? Ci sono, si sentono in maniera netta su tutto il territorio italiano, iniziano a creare difficoltà oggettive per la coltivazione della vite”: la voce di Fabio Mecca – enologo che tocca con mano le problematiche legate al variare delle condizioni climatiche – si aggiunge a quella degli esperti che in altri settori, negli ultimi anni, hanno lanciato l’allarme “global warming”.
Alonte, (informazione.it - comunicati stampa - agricoltura) “I cambiamenti climatici? Ci sono, si sentono in maniera netta su tutto il territorio italiano, iniziano a creare difficoltà oggettive per la coltivazione della vite”: la voce di Fabio Mecca – enologo che tocca con mano le problematiche legate al variare delle condizioni climatiche – si aggiunge a quella degli esperti che in altri settori, negli ultimi anni, hanno lanciato l’allarme “global warming”.

“Bisognerà dare ragione a chi, anni fa, indicava i climi del Nord Europa come ottimali per la vinificazione”

Secondo Mecca, winemaker pluripremiato e consulente di alcune tra le aziende più prestigiose del Sud Italia, non si tratta più solo di teorie e ipotesi variamente controverse: l’andamento del clima sta intaccando il valore dei prodotti italiani.
Mecca si occupa dei vini dell’Italia centro-meridionale, dall’Umbria fino alla punta della Calabria, e in tutte queste regioni – ma al nord non va meglio – si riscontrano difficoltà crescenti.
“In Lazio abbiamo visto vigneti di Chardonnay e di Falanghina sottoposti a forti stress idrici e termici; intorno a Reggio Calabria si sono raggiunti i 45 gradi con umidità all’85%: sono climi tropicali. E ai tropici la viticoltura non esiste”.

La vite non respira

“L’innalzamento delle temperature crea stress idrici, mettendo a rischio la sopravvivenza della vite in determinati casi.
Ma il fenomeno più eclatante è il caldo notturno. La mancanza di escursione termica fra giorno e notte compromette vapotraspirazione e fotosintesi. In questo stato di stress la pianta non riesce a portare a maturazione i grappoli, non sviluppa gli apici vegetativi e gli apici radicali, subisce quindi un vero e proprio blocco vegetativo”.

Fenomeni meteorologici estremi, precipitazioni molto violente

L’enologo prende ad esempio il Taurasi: “viene prodotto a 700 metri sul livello del mare. Solitamente ci sono buoni sbalzi termici nelle 24 ore, ma quest’anno sono mancati. In compenso la zona è stata colpita da una fortissima grandinata”.
I classici acquazzoni estivi vengono sempre più frequentemente soppiantati da temporali di carattere tropicale. I primi abbassavano la temperatura per una notte o una giornata, ma rimettevano in forze la pianta reidratandola. I secondi scaricano in 10 minuti l’acqua che dovrebbe scendere in 3 o 4 giorni: scorre via prima che le radici riescano ad assorbirla.
A periodi di forte caldo si alternano lunghe fasi di piogge e perturbazioni: la vite passa dallo stress idrico al marciume.

Bianchi penalizzati nell’aroma, rossi nella maturazione

“L’uva bianca matura prima della rossa quindi viene raccolta prima. Queste uve riescono a gestire meglio il caldo in termini di maturazione, ma in queste condizioni i vini saranno maggiormente penalizzati negli aspetti aromatici e olfattivi.
Ma sono le varietà più tardive a subirne maggiormente le conseguenze: penso ad Aglianico, Primitivo, Gaglioppo e altre che in questi giorni hanno già raggiunto una maturazione a livello di zuccheri, ma siamo ancora lontani dalla maturazione polifenolica".

Cautela 2015…

Ancora un po’ di caldo, poi del brutto tempo. Per molti viticoltori la corsa ad ostacoli terminerà con la vendemmia nelle prossime settimane.
Rimane da incrociare le dita e sperare che un’annata rovente non venga rovinata da un’eccessiva umidità: “Dobbiamo augurarci che non ci siano troppi risvegli temporaleschi, che non arrivino muffe. In questo caso le uniche contromisure sono quelle agronomiche, preventive e lenitive. Eliminazione delle foglie basali dei grappoli che saranno vendemmiati ad ottobre, un po’ di diradamento, selezione dei grappoli più spargoli – in modo che passi aria – e prodotti antibotritici”.
“Aspetterei un attimo prima di fare proclami – Mecca non si sbilancia, mentre c'è chi parla di ‘vendemmia del secolo’ per l’annata 2015 – Bisogna vedere come sarà il risultato finale. Potremmo avere 20 gradi zuccherini, ma se non ci sarà una cessione di tannini, se il vinacciolo e la polpa rimangono verdi, questi vini raggiungeranno gradazione alcolica ma mancheranno di maturità, complessità, dunque di qualità”.

…scenario catastrofico 2016?

Le previsioni a lungo termine hanno grossi margini di incertezza, ma si sente parlare di qualcosa che potrebbe creare seri problemi nel 2016. “El Niño”, fenomeno che ha origine sull’oceano e condiziona il clima globale, potrebbe essere il più forte degli ultimi decenni. Inverno mite, primavera ed estate molto calde. “Se così fosse, sarebbe un disastro. Bisogna correre ai ripari”.

Quali soluzioni nella pratica?

Per salvare le Doc italiane anche le istituzioni dovranno fare la loro parte rivedendo i disciplinari di produzione.
Nello specifico si tratta di riconoscere che la situazione è cambiata e che le piante necessitano di più acqua durante i mesi estivi.
“Parlo di un'irrigazione di soccorso, non di produzione. Occorre cambiare i disciplinari dove l’irrigazione non è consentita. L’apporto idrico ormai serve per far vivere le piante, non per aumentare la quantità prodotta. Chi al contrario la utilizza in maniera classica dovrà metterci più attenzione e parsimonia”.
Mecca conclude citando Barack Obama, che ha individuato nei cambiamenti climatici una questione di sicurezza nazionale: "Siamo la prima generazione a sentire l'impatto del cambiamento climatico e l'ultima generazione che può fare qualcosa per combatterlo”.
(Staff Scuderia Italia - www.scuderia-italia.it)
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