Mimmo Cascio: "Cantautore che definisce l'animo" - Intervista

Intervista Mimmo Cascio pubblicata da Emozioni e Nozioni il 21-07-2024
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Treviso , (informazione.it - comunicati stampa - arte e cultura)

Oggi abbiamo l’immenso piacere di intervistare Mimmo Cascio, uno straordinario artista che con la sua musica riesce a intrecciare sapientemente le sue radici siciliane con le nuove esperienze vissute a Treviso. La sua arte è un viaggio tra culture diverse che arricchiscono e influenzano profondamente le sue composizioni. Benvenuti all’intervista esclusiva con Mimmo Cascio, un nome che risplende nel panorama musicale per il suo straordinario talento.

La tua musica riflette profondamente le tue radici siciliane e il tuo percorso a Treviso. Come queste due culture così diverse si intrecciano nelle tue composizioni e influenzano la tua creatività?

"Premetto col dire che una buona parte dei brani li ho scritti quando vivevo ancora nel mio paese natale dell’ entroterra siciliano. Quindi la scrittura di quei testi è basata sulle storie dei ragazzi di provincia degli anni 90. Il vivere nella provincia risulta molto creativo, proprio perché il paesino ti dà un senso di appartenenza, ti senti parte di una comunità: il “noi” prima dell’ “io”. Quindi gli amici, le avventure, la strada, sono stati tutti elementi che mi hanno dato quell’ urgenza di comunicare e di raccontare le mie storie autobiografiche attraverso le canzoni. Poi il vissuto a Treviso, mi ha fatto vedere il mondo e la società in maniera più completa e obiettiva e quindi anche i successivi brani “trevigiani” risentono positivamente di tutto ciò. Anche se Treviso non è proprio una metropoli, rispetto al paese dove sono nato e cresciuto, (Corleone, Pa) la Marca è una realtà socio-culturale ed economica totalmente diversa. Questi due mondi si completano a vicenda dentro di me. Io penso che non bisognerebbe mai dimenticarsi della propria identità e delle proprie origini, e, allo stesso tempo però, cercare di uscire da quel senso di provincialismo (questa volta nell’ accezione negativa del termine) che si può avere vivendo sempre nello stesso posto. Treviso l’ho voluto omaggiare con una canzone, si intitola “Oh Jane”, e si trova sul secondo album pubblicato nel 2020 (Biagia,il merlo e altre storie). È stata molto apprezzata anche dal primo cittadino trevigiano."

Con tre album e un singolo all’attivo, hai avuto modo di esplorare vari temi e stili musicali. Quali sono le evoluzioni principali che hai riscontrato nel tuo percorso artistico e come pensi che il tuo background abbia plasmato il tuo sound attuale?

"Ho cominciato a scrivere canzoni dalla fine degli anni 80, concentrando la mia creatività soprattutto negli anni 90. Sono passato dall’ ascolto dei maggiori cantautori italiani (De Gregori, Pino Daniele, Bennato, De Andrè, Celentano, Battisti, ecc) alla musica americana e al rock italiano (Dylan, Springsteen, Tom Waits, Neil Young, Ligabue, Litfiba, Negrita, ecc.). Negli anni novanta suonavo principalmente le mie canzoni accompagnato dalle band e ne usciva fuori un suono country rock, con tanti brani veloci con un tempo a 2/4. Oggi i miei dischi , che ho cominciato ad incidere dal 2015, hanno un sapore più morbido e sanno soprattutto di pop e di folk-rock. Anche il modo di cantare rispetto a prima è meno aggressivo. Nelle esibizioni live di questi ultimi anni, esibendomi da solo (suono chitarra e armonica), il sound è diventato decisamente folk."

La tua scrittura musicale spesso esplora tematiche profonde e intime. Qual è il processo creativo che segui per trasformare le tue esperienze personali in canzoni che riescono a toccare l’animo degli ascoltatori?

"Di solito i miei brani nascono dall’ urgenza di tirare fuori qualcosa, come una storia o una sofferenza interiore dove la guarigione passa attraverso un processo di trasformazione in canzone. Ma devo comunque aspettare la cosiddetta musa ispiratrice che mi viene a trovare. Durante il periodo del lockdown, per esempio, volevo cambiare tutto quel tempo chiuso a casa in qualcosa di utile, di positivo, e per combattere tutta quella triste inattività, pensai a qualcosa che mi facesse stare psicologicamente bene. Così mi rifugiai nei ricordi, pensando a quella fase della mia vita che considero la più attiva e la più felice, l’adolescenza (così tanto caratterizzata dalla spensieratezza e dalla voglia di vivere). Fu così che scrissi “Anni 80”, brano pubblicato nel 2023, all’ interno dell’ album “Più brutti che belli”. Mi piace raccontare le storie che ho vissuto direttamente, anche se non sempre sono il protagonista principale. Canzoni intese come brevi romanzi, piccoli racconti. A tal proposito mi viene in mente la scrittura del recente singolo, “Il mitico Papillon”. I miei brani devono emozionare e piacere innanzitutto a me, e poi, una volta pubblicati, sperare che tocchino le corde emotive anche degli ascoltatori."

Nel panorama musicale contemporaneo, come ti poni rispetto alla tradizione della canzone d’autore italiana e quali influenze moderne cerchi di incorporare nel tuo lavoro per mantenere la tua musica fresca e rilevante?

"La canzone italiana di oggi è molto differente rispetto al cantautorato classico. Sia nei testi che nella musica. La musica odierna è fatta per vendere e non per far pensare o per dire qualcosa di interessante. Trovo i testi poveri di contenuti e la musica scritta in maniera scontata e banale, che attrae al primo ascolto e dimenticata completamente dopo qualche settimana. Naturalmente non voglio generalizzare in assoluto. A volte mi viene in mente di scrivere una canzone dove il mio cantato venisse alternato con un’ altra voce che faccia del rap. Genere che, se è fatto bene, non mi dispiace ascoltare."

Progetti futuri?

"Oltre alla consueta promozione radiofonica, mi piace soprattutto ricordare che i primi di ottobre ho un evento a Treviso che mi stuzzica particolarmente. Sarò l’ospite musicale di un’ associazione che legge brani di libri e poesie. Le mie canzoni saranno alternate dalla lettura di brani letterari che richiamano il contenuto dei miei testi."

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