Ambiente
Il Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale sulla alluvione del Maggio 2023
PREMESSA
La rete di bonifica e la rete idrografica naturale hanno percorsi e bacini scolanti completamente separati e autonomi. Non ci sono opere di interconnessione tra i due sistemi. Sono completamente distinte anche le competenze gestionali. I fiumi sono gestiti dalla Regione, i canali artificiali di bonifica sono gestiti dai consorzi di bonifica. Il bacino imbrifero dei fiumi coincide con le vallate collinari e montane, il bacino scolante della rete di bonifica coincide con il territorio di pianura a valle della via Emilia che è sottostante alla rete idrografica naturale. Nel territorio di pianura i fiumi hanno un andamento pensile, quindi sono sopraelevati rispetto alla campagna. Quindi se fuoriesce acqua da un fiume, per una rotta o una tracimazione, nel territorio di pianura l’acqua non può defluire naturalmente attraverso il corpo idrico da cui proviene, in quanto quest’ultimo è a una quota superiore.
COSA È SUCCESSO IL 16 MAGGIO?
Si sono verificate rotte in 5 corsi d’acqua regionali che attraversano il comprensorio gestito dal Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale, da ovest verso est: il Sillaro, il Santerno, il Senio, il Lamone, il Marzeno. Ciò ha portato a vastissimi allagamenti, perché la rete di bonifica è stata investita da un volume d’acqua enorme, stimato in più di 400 milioni di metri cubi. Ciò ha fatto seguito all’evento del 2-3 maggio quando le rotte del Sillaro e del Lamone hanno riversato circa 120 milioni di metri cubi d’acqua.
Tradotto in cumulo di precipitazioni sull’intera area allagata, è come se in 2 giorni fossero piovuti 1.000 mm, quando il dato medio di precipitazione per l’intero anno è di circa 750 mm.
«Questo quantitativo d’acqua supera ovviamente la portata di progetto dei canali che sono preposti a smaltire le piogge del proprio bacino scolante, non la somma delle portate di piena dei 5 fiumi da cui l’acqua è fuoriuscita - spiega il Presidente del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale, Antonio Vincenzi - Ciò nonostante le opere di bonifica hanno fatto appieno il loro dovere contribuendo a attenuare il problema, anche se in queste condizioni gli allagamenti erano purtroppo inevitabili. Fondamentale è stato anche il ruolo di sentinella degli operatori del Consorzio, presenti capillarmente nel territorio, grazie al quale si è potuta fare una tempestiva previsione della propagazione della piena, che ha messo i Comuni nella condizione di allertare per tempo i cittadini».
LA SITUAZIONE ATTUALE
Ora c’è una situazione estremamente preoccupante nella parte più di valle, a giacitura più depressa a ridosso del fiume Reno del comprensorio consortile. L’abitato di Conselice è tuttora allagato, condizione che in alcune vie permane dallo scorso 2 maggio. Rispetto al precedente evento sono molto più estese le aree agricole inondate, da cui si cerca di far defluire l’acqua con tutti i mezzi a disposizione, compatibilmente con lo stato dei canali ricettori. Vigilato speciale è il collettore generale della rete di bonifica nel territorio compreso tra Sillaro e Santerno, che è il Canale di bonifica in destra di Reno. È un collettore della portata di circa 150 metri cubi al secondo che raccoglie le acque di pioggia (non dei fiumi) di tutto il reticolo di bonifica.
Essendosi scaricati 400 milioni di metri cubi d’acqua il destra Reno è sovraccaricato oltre la sua portata di progetto, il che ha provocato una rotta in destra idraulica nei pressi di Conselice, mentre l’ente è intervenuto per favorire la laminazione del collettore in due comparti verso il Reno. Ora la priorità è alleggerire il carico idraulico del destra Reno, attraverso pompaggi dal canale nei fiumi pensili. Con l’insieme di tutti i gruppi in azione si cerca di sottrarre al collettore un decimo della sua portata nel tratto iniziale. Attraverso queste operazioni si cerca di ottenere un abbassamento di pochi cm della quota d’acqua nel collettore, che consenta di evitare altre rotte ed esondazioni. Con i gruppi di pompaggio mobili forniti tramite l’unità di coordinamento dei consorzi di bonifica emiliano-romagnoli si riesce attualmente ad avere una capacità di pompaggio complessiva 10 volte superiore a quella degli impianti idrovori stabili, più o meno nello stesso rapporto tra portata dei corsi d’acqua naturali che uscendo dagli alvei ha invaso il bacino di bonifica e portata dei canali artificiali.
Ci vorrà del tempo per far defluire tutta l’acqua che ha inondato quasi tutto.