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Banca d’Italia Convegno Case green, come finanziare la transizione green. Di Saverio Fossati
Case green, come finanziare la transizione?
Alla Banca d’Italia confronto di idee tra principi Onu e situazione reale
ASSOEDILIZIA informa
di Saverio Fossati
Transizione green alla prova dei conti: Banca d’Italia ha organizzato, l’11 aprile, il convegno “UN Principles for Green Financing for Sustainable Real Estate, Infrastructure and Urban Transformation Projects”, presso la Sala Convegni della Sede di Milano, moderato da Luca Bianchi (Vice Direttore della Sede di Milano – Banca d’Italia). Il nodo affrontato è quello del reperimento dei 570 miliardi per attuare la complessa operazione della transizione verde degli immobili, quando l’orientamento di Ue e Stati membri non sembra essere quello di accollare alle finanze pubbliche l’enorme spesa, visto anche l’esito poco efficace del superbonus.
Dopo l’apertura dei lavori di Giorgio Gobbi (Direttore della Sede di Milano – Banca d’Italia) e i saluti istituzionali di Paolo Angelini (Vice Direttore Generale – Banca d’Italia) e Paola Deda (Direttrice Divisione Foreste, Territorio e Abitazioni – UNECE), che ha precisato come “Non va messa al centro al tecnologia ma l’uomo. Ci sono molte residenze non occupate: si costruiscono nuovi edifici con la scusa che siano “climate neutral” consumando territorio”
Sono quindi stati presentati i “Principi” Onu sulle case green a cura di Giampiero Bambagioni (Vicepresidente Comitato UNECE per lo sviluppo urbano, l’edilizia abitativa e la gestione del territorio): il “green financing”, ha spiegato Bambagioni, è un prestito o un investimento che sostiene attività rispettose dell’ambiente, come l’acquisto di beni e servizi rispettosi dell’ambiente o la costruzione di infrastrutture rispettose dell’ambiente. e comprende, ma non è limitato, gli aspetti ambientali (inquinamento, emissioni di gas serra, biodiversità, problemi di qualità dell’acqua o dell’aria) e quelli legati al cambiamento climatico (efficienza energetica, energie rinnovabili, prevenzione e mitigazione del cambiamento climatico connesso a eventi gravi).
I principi enunciati dall’Onu, riassunti da Bambagioni, iniziano dai fornitori di capitale pubblico e privato, che dovranno impegnarsi attivamente nella pianificazione delle infrastrutture e nella loro costruzione in collaborazione con governi, urbanisti, sviluppatori, imprese di costruzione, altri soggetti interessati nonché con le comunità locali interessate. I governi dovrebbero promuovere, a livello nazionale e locale, una spesa pubblica efficiente e l’uso di strumenti finanziari pertinenti, compresa la tassazione, volti a ridurre le emissioni di carbonio, aumentare l’efficienza energetica e la resilienza degli edifici e delle infrastrutture ai cambiamenti climatici e alle catastrofi naturali. E promuovere lo sviluppo e l’introduzione di strumenti innovativi che consentano a tutti gli attori, compresi gli abitanti, del sistema economico, di contribuire con le risorse a loro disposizione allo sviluppo verde delle aree urbane. Le autorità nazionali e sovranazionali sviluppano norme che stabiliscono un quadro trasparente e competitivo per il coinvolgimento di fornitori di capitale privati nel finanziamento di progetti verdi urbani. I governi e le organizzazioni internazionali devono adottare misure per sviluppare meccanismi finanziari e normativi volti a garantire la stabilità a lungo termine dei flussi di capitale pubblico e privato diretti verso iniziative abitative, edilizie e di infrastrutture verdi per garantire il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, anche in tempi di recessione.
È poi seguita la tavola rotonda dedicata al green financing nel settore immobiliare e infrastrutturale in Italia, che si è aperta con l’intervento di Gabriele Bisio (Vicepresidente Assimpredil Ance Milano). Bisio ha dato un giudizio piuttosto preoccupato degli effetti del superbonus, che a fronte di 120 miliardi di carico erariale ha prodotto una percentuale del 4% di case riqualificate: “Forse non tutti nell’Ance sono del mio parere ma il superbonus non ha avuto un effetto positivo”. E rispondendo a una domanda del moderatore su come incentivare gli interventi ha detto che ”La priorità deve essere per i giovani e gli incentivi devono essere stabili, perché oggi ci si perde tra una finanziaria e l’altra”.
Il quadro dato da Fulvio Di Gilio (Assoimmobiliare) è articolato: “Non tutti gli operatori sono molto partecipi, ha detto Di Gilio, ci sono perplessità sui rendimenti attesi e la normativa rende tutto molto difficile. I finanziatori alternativi sono ancora opportunistici a fronte di un orientamento positivo degli investitori tradizionali: Attualmente siamo in presenza di 1,1 bl finanziamenti definibili come green”. Un aiuto, ha poi aggiunto Di Gilio, dovrebbe venire dall’accesso alle banche dati sui consumi energetici per poter ragionare sui consumi reali degli edifici: “Ci sono conduttori che tengono aperto il riscaldamento h24 e quindi i consumi non dipendono sempre dalle caratteristiche costruttive”.
Anna Gervasoni (Direttrice Generale AIFI) ha esordito ricordando che “Vivo in una casa che per essere riqualificata andrebbe abbattuta ma building, real estate e housing sono temi che riguardano da vicino la finanza. Si tratta di ripensare a tutto il sistema delle infrastrutture al servizio delle città, mettendo cioè tantissimi soldi sul tavolo e parlare con chi rigenera le areee urbane. Per non parale delle innovazioni, sia come tecnologie che come servizi. Tutto questo mondo quanto costerà?. Forse non basteranno neppure quelli ipotizzati di 570 bl”. Ma nel mondo della finanza stanno emergendo dati incoraggianti: si stanno spostando gli investimenti di venture capital in Italia ed è emerso che la direzione è verso imprese della green transition, ha detto Gervasoni. Il mondo del private equity europeo si sta muovendo nella stessa direzione, verso imprese che per la loro attività (cioè che producono beni come caldaie, con forti investimenti tecnologici e di innovazione) agiscono in quel senso, e hanno bisogno di soldi ma hanno anche gli strumenti per dimostrare la validità delle loro scelta. Poi c’è il mondo dei fondi infrastrutturali che investono in Europa: (i maggiori sono Usa, solo questi con 170 bl, e Canada): i capitali privati possono essere uniti a quelli pubblici rispettando i fini pubblici e quelli dei rendimenti:è la privat-public partnership, che ora ha un appeal prima sconosciuto, raddoppiato dal 2022.
Angelo Peppetti (ABI) ha illustrato i risultati degli incontri con le associazioni dei consumatori e la gestazione della Direttiva Ue sulle case green. E ha segnalato l’importanza delle informazioni da fornire ai proprietari, anche per far capire come si incrementi il valore dell’immobile. Nella direttiva si parla della necessità di incentivare le banche a migliorare i finanziamenti, scoraggiando quelli su immobili “brown” ma sono stati eliminati gli obiettivi cronologici per ciascun immobile, mentre ora si parla di obiettivi generali per ciascuno Stato membro sino alla zero emission entro il 2050 e che coinvolga almeno il 55% degli edifici peggiori. Si invitano gli Stati membri a individuare incentivi e la “eliminazione delle barriere che impediscono l’accesso alle informazioni”. Ora si registra una spinta dell’offerta verso i mutui green, soprattutto nell’acquisto del nuovo, mentre è più difficile fare mutui su case da riqualificare e sulle quali spesso c’è già un altro mutuo. Bisogna pensare, ha spiegato Peppetti, a bonus fiscali come partecipazione ai finanziamenti in conto capitale, magari ai meno abbienti.
Foto: Giorgio Gobbi e Achille Colombo Clerici