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Decreto Bollette, ULS: ennesimo cerotto sulla Sanità pubblica

Dopo anni di tagli indiscriminati e dopo le promesse fatte in pandemia ancora una volta con questo Decreto non si trovano risorse economiche concrete per ricostruire il SSN. Anche il decreto Bollette, a nostro avviso, è l’ennesimo cerotto su una ferita che sanguina da troppo tempo- dichiarano Anna Rita Amato e Antonino Gentile del Direttivo ULS Unione Lavoratori Sanità-.
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Ad analizzare il decreto viene subito all’occhio il netto indirizzamento dei professionisti sanitari verso il regime privato e l’uso selvaggio del lavoro straordinario, senza una visione di lungo periodo. Per fronteggiare il grave stato di carenza di personale della Sanità pubblica si concede di esternalizzare servizi medici e infermieristici nei servizi emergenza, facendo trionfare il lavoro precario degli appalti, e allo stesso tempo si pensa ingenuamente di arginare la grande fuga in atto dei sanitari verso il regime fiscale al 15% più favorevole del privato vietando loro di ritornare poi nel pubblico. Con quest’ultimo atto si svuoterà definitivamente il SSN per andare ad ingrossare la già nutrita schiera di professionisti che operano nel privato in cui si può fatturare maggiormente. A questo punto ci domandiamo quanto personale rimarrà a garantire i servizi nelle strutture pubbliche? La Sanità privata assieme ai fondi assicurativi sanitari la faranno da padrone? E chi non potrà permetterselo si dovrà rivolgere ai pochi Ospedali pubblici depotenziati e prendere d’assalto i Pronto Soccorso già congestionati per la cronica carenza di posti letto e personale – aggiungono dal Sindacato ULS-?

Per la gravissima carenza di personale è stato finalmente rimosso il vincolo di esclusività per i sanitari non medici. Se per molti può apparire un atto di giustizia a nostro parere è solo una scelta politica a cui è stato costretto il Governo Meloni visto il continuo abbandono e la poca attrattività delle professioni sanitarie. Sarebbe magari stato opportuno iniziare ad aumentare i salari base e garantire condizioni di lavoro umane piuttosto che pagare fino a 100euro/ora le prestazioni aggiuntive di coloro che lavoreranno fuori l’orario di lavoro previsto. Fermo restando la libertà di chi vuole effettuare prestazioni di lavoro straordinario, in barba al rischio sovraffaticamento/burn out, siamo convinti che per avere uno stipendio dignitoso non si debba essere seguaci di Stachanov – evidenziano Amato e Gentile –.

Nella sanità pubblica italiana gli stipendi sono più bassi del 40% rispetto la media dei colleghi europei, frutto di una mancata crescita media negli ultimi anni del 3% rispetto a Francia e Germania. Questo è il terreno fertile su cui stanno germogliando le diramazioni pericolose di una Sanità in cui le diseguaglianze la faranno da padrone se non verranno svincolate le risorse economiche per evitare di iniziare a parlare americano dentro gli Ospedali – concludono i due sindacalisti -.

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