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“Giovanissima e immensa”, si parla di Ombretta Fumagalli Carulli.

Fonte: Giornale Informazione Quotidiana_Libro di Achille Colombo Clerici ediz. Casagrande Lugano Milano. Interviste di Antonio Armano.
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Anticipiamo uno stralcio del libro in cui si parla di Ombretta Fumagalli Carulli:

L’Europa recepisce, ma forse asseconda, anche nei suoi fondamenti istituzionali, nella sua matrice costitutiva, questo processo. E pensare che la sua bandiera dodecastellata – come osservava Giorgio Rumi, citato a questo proposito dal figlio Giuseppe – dopo un annoso processo di decisioni, controdecisioni e messe a punto, è finita a ispirarsi alla corona di stelle che, nella iconografia classica, derivante dall’immagine della Signora dell’Apocalisse, cinge il capo della beata Vergine Maria.

Il preambolo della Costituzione europea non solo non contiene alcun riferimento a Dio, come viceversa fanno quasi tutte le costituzioni a cominciare da quella statunitense, ma addirittura tace riguardo alle radici giudaico-cristiane dell’Europa, limitandosi a citare genericamente le “eredità culturali, religiose e umanistiche”.

Afferma Ombretta Fumagalli Carulli – accademica pontificia, canonista alla Cattolica, presidente dell’ISI-Istituto Scientifico Internazionale del Vaticano – che «tale silenzio sulle radici cristiane è disceso dal timore che la nominatio Dei potesse in qualche modo compromettere la laicità dell’Unione Europea.

«Nonostante si tratti di un argomento dotato di un certo appeal intellettuale, è ben noto a ogni studioso dei meccanismi istituzionali che la laicità, o meglio, la neutralità dello Stato nell’ambito delle norme di diritto positivo sui diritti fondamentali, non sia affatto pregiudicata negli Stati europei provvisti di una Carta Costituzionale che contenga la nominatio Dei.

«È dunque doveroso, in un’Europa libera e democratica, scegliere la strada dell’integrazione anche con le culture non cristiane.

«Ma, proprio perché vien scelta la strada dell’integrazione, presuppone la più forte consapevolezza delle tradizioni e identità originarie; il che, eraltro,

non significa affatto diritti di libertà a culture lontane dalla storia europea.

«Poiché l’identità dell’Unione Europea è anche conseguenza della sua storia, è evidente che attraverso tale via si giunge a riaffermare inequivocabilmente il primato delle radici, tra cui quelle religiose e cristiane. Ma qual è lo status delle Chiese, nella Costituzione europea? Nel suo preambolo si giunge finanche a equiparare le Chiese e le confessioni religiose alle cosiddette “organizzazioni filosofiche”: si dice infatti che l’Europa mantiene rapporti continuativi con le Chiese e tali organizzazioni. A parte la discutibile equiparazione tra le due istituzioni, la norma fornisce una risposta di “dialogo strutturato” che, benché recepita in termini più vaghi di quelli auspicati dalle Chiese (dialogo aperto, trasparente e regolare), rappresenta un indubbio progresso, volto a garantire per un verso alle confessioni religiose quel metodo di confronto che, nelle democrazie occidentali, appare il più rispettoso dei principi partecipativi; e, per l’altro, volto a fornir rilievo alla presenza e al ruolo delle Chiese quali entità collettive, nelle quali il soggetto passa dalla posizione di mero individuo alla posizione di persona, così arricchendosi in socialità.

«Certo è che, alla base di questa evoluzione di pensiero e di costume, vi sono i grandi dilemmi che accompagnano il tema della fede – fede e scienza; credenti e non credenti; religione e laicità…

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