La sentenza del terremoto dell'Aquila: nessun risarcimento per le vittime

Il terremoto che ha sconvolto L'Aquila circa 15 anni fa ha lasciato una cicatrice profonda nella città e nelle vite delle persone coinvolte. Una recente sentenza della Corte d'Appello ha riaperto queste ferite, negando il risarcimento alle famiglie delle vittime e attribuendo la colpa della tragedia ai comportamenti incauti dei defunti.

La Corte d'Appello ha deciso che i sette studenti morti nel sisma sarebbero deceduti a causa dei loro "comportamenti incauti". Secondo i giudici, i ragazzi hanno assunto una "condotta incauta" la notte del sisma, scegliendo di rimanere a dormire nelle loro case. Di conseguenza, le famiglie delle vittime non riceveranno alcun risarcimento e dovranno pagare le spese legali.

La sentenza ha scatenato l'indignazione nella comunità. Massimo Cialente, che era il sindaco dell'Aquila il 6 aprile 2009, quando la città venne sconvolta dal terremoto, è fuori di sé dalla rabbia. Tuttavia, per rispetto dei ruoli, ha scelto di non concedere interviste. Ha solo dichiarato che, se fosse stato il Capo dello Stato, avrebbe convocato il Csm per aprire una discussione su questa sentenza.

I sette studenti sono rimasti sotto le macerie di un edificio nel centro storico dell'Aquila crollato a causa del terremoto. La Corte d'appello del capoluogo abruzzese ha respinto sette ricorsi delle parti civili sui decessi del disastroso sisma, confermando la sentenza di primo grado riguardante il crollo del palazzo di via Gabriele D'Annunzio 14, dove ci furono 13 vittime.

La sentenza della Corte d'Appello ha lasciato un senso di amarezza e incredulità tra le famiglie delle vittime e la comunità dell'Aquila. Mentre la città continua a lottare per superare le conseguenze del terremoto, questa sentenza rappresenta un duro colpo per coloro che cercano giustizia per la perdita dei loro cari. La questione del risarcimento rimane aperta e la lotta per la giustizia continua.

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