Neocon e il governo di Kiev: una sfida continua

- Da giorni, l’esercito russo è impegnato nel contenimento dell’invasione ucraina dell’oblast’ di Kursk, attuando una vasta campagna di bombardamenti missilistici contro infrastrutture a doppio uso, come centrali di produzione dell’energia, snodi logistici e aeroporti, disseminate in gran parte del territorio ucraino. La situazione sul campo, nel Donbass, è sempre più drammatica per l'Ucraina. L'esercito russo avanza velocemente, più del previsto, e si trova ormai a pochi chilometri dalla città di Pokrovsk, uno snodo strategico che permette a Kiev di inviare rifornimenti alle truppe schierate su tutto il fronte orientale. Volodymyr Zelensky, pochi giorni dopo aver parlato di un improbabile «piano di vittoria», ha ammesso che «la situazione è estremamente difficile».

Sia nei vertici politici e militari che nell’opinione pubblica ucraina, sono in molti ormai a domandarsi quale sia stata l’utilità dei raid ucraini sul territorio russo a Kursk mentre le truppe di Mosca stanno avanzando assai più rapidamente nel Donbass. Se l’obiettivo era quello di vendere capacità di iniziativa militare e un po' di propaganda ai fornitori di armi della Nato, la realtà descritta dalle stesse fonti ucraine appare assai diversa.

Mentre il mondo osservava la straordinaria offensiva transfrontaliera dell’Ucraina nell’oblast di Kursk, che celebrava un colpo inaspettato a Mosca, le forze russe avanzavano con una velocità allarmante nell’est dell’Ucraina. Un mese dopo, le nuove linee del fronte nella regione di confine russa formate sulla scia dell'incursione di Kursk hanno iniziato a stabilizzarsi, mentre nell’oblast di Donetsk la Russia ha continuato ad avanzare sulla città chiave di Pokrovsk.

La capacità di sorprendere il nemico e l’incapacità di gestire le rotazioni dei soldati al fronte spiegano il successo delle forze ucraine nel Kursk e l’insuccesso a Est. Dopo quasi un mese dall’ingresso delle truppe ucraine nell’oblast di confine, in quella che è definita la maggiore penetrazione in territorio russo dalla Seconda guerra mondiale, le operazioni sono di fatto ferme.

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