Draghi guarda al passato, finanziare le imprese non cambia lo sviluppo

- Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea ed ex presidente del Consiglio italiano, ha presentato un piano per la competitività dell'Europa che non convince tutti. Secondo l'economista Mario Pianta, docente di Politica economica alla Scuola Superiore di Firenze, il piano di Draghi non cambia la logica di mercato e le scelte delle imprese che sono alla radice del lungo ristagno dell'Europa. Pianta sostiene che gli investimenti con il debito europeo dovrebbero costruire una diversa traiettoria di sviluppo.

Il rapporto Draghi fornisce un quadro completo dei progressi che l'Unione Europea deve compiere per competere con Cina e Stati Uniti. Tuttavia, molti politici e commentatori hanno obiettato che il volume di spesa necessario, pari a 750-800 miliardi di euro all'anno, troverà ostacoli difficili da superare. Le difficoltà finanziarie di molti paesi e le opposizioni politiche, in particolare da parte del governo tedesco, rappresentano sfide significative.

Draghi ha sottolineato l'importanza di accelerare l'innovazione tecnologica in Europa, affermando che sono necessari 800 miliardi di euro annui per raggiungere questo obiettivo. Durante un convegno al parco tecnologico Kilometro Rosso, Draghi ha ribadito che l'Europa deve restare protagonista sul mercato globale. Ha ricordato che città come Bergamo e Brescia sono ai primi posti in Italia per densità manifatturiera e che l'innovazione è fondamentale per mantenere la competitività.

Il piano di Draghi prevede più investimenti finanziati con debito pubblico europeo, ma senza cambiare la logica di mercato. Questo approccio non convince Pianta, che ritiene necessario un cambiamento più radicale per superare il ristagno economico dell'Europa. La perdita di competitività del sistema economico e industriale europeo negli ultimi 20 anni è attribuita principalmente alla tecnologia. Draghi insiste sull'accelerazione necessaria per mantenere l'Europa competitiva, ma le sfide finanziarie e politiche restano significative.

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