La videoarte perde il suo maestro: Bill Viola ci ha lasciati

Bill Viola, pioniere e maestro della videoarte, è scomparso nella notte di venerdì 12 luglio nella sua casa di Long Beach, in California. Aveva 73 anni ed era malato da tempo.

Viola, newyorkese, è stato uno dei protagonisti della svolta digitale dell’arte contemporanea. La sua mostra “Buried secrets” alla Biennale di Venezia del 1995 ha segnato uno spartiacque nelle lingue del contemporaneo. Le sue cinque installazioni di video e suoni, i "segreti sepolti", hanno spiegato al mondo che l'arte fisica doveva necessariamente fare i conti con quella digitale, con i nuovi strumenti della tecnologia.

Con la morte di Bill Viola si chiude un capitolo della storia dell’arte contemporanea: quello che ha visto la definitiva affermazione delle immagini in movimento come parte integrante del sistema. Con lui il video ha raggiunto lo stesso valore della pittura, della scultura e dell’installazione. Oggi, diamo semplicemente per acquisito questo aspetto, in qualche modo lo dobbiamo a Viola.

La storia dell’artista, che aveva origini inglesi e lombarde (e per questo voleva che il suo nome venisse pronunciato all’italiana), si è incrociata spesso con la città di Firenze. Il 27 settembre 2011, Viola parlava a un folto pubblico alla Galleria dell’Accademia a Firenze, dicendo di sentirsi "humbled", ossia piccolo, di fronte all’eredità michelangiolesca con cui si confrontavano i suoi video. Arrivato con negli occhi solo la produzione contemporanea (da Pollock a Rothko), Viola si è innamorato dell’Italia e del suo patrimonio artistico.

«Espandere il tempo amplifica le emozioni; ci fa entrare in un regno che non è il mondo di tutti i giorni; aumenta la consapevolezza e la comprensione di quel che stiamo percependo». Queste parole di Viola riassumono la sua visione dell'arte e il suo contributo alla videoarte. La sua eredità continuerà a influenzare l'arte contemporanea per le generazioni a venire.

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