Lo rivela un recente sondaggio YouGov citato dal Guardian e condotto tra il 15 e il 22 gennaio su un campione di poco più di 1’000 persone in Danimarca: il 46% considera gli USA “una minaccia molto grande” o “una minaccia abbastanza grande” per la Danimarca. Un dato più alto rispetto a chi considera la Corea del Nord o l’Iran una minaccia, rispettivamente il 44% e il 40% (ma la Russia rimane una minaccia più alta per l’86% degli intervistati).
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«Gli abitanti della Groenlandia non sono contenti della Danimarca. Sapete, credo che siano contenti con noi», aveva affermato Trump all'indomani del suo insediamento. Be', i numeri dimostrano che non è così. I due Paesi, ne abbiamo parlato qui, sono abituati a trattare e già in passato Copenaghen aveva venduto a Washington alcuni suoi territori. Ma con la Groenlandia il discorso è diverso. A Nuuk, infatti, il partito di maggioranza è l'Inuit Ataqatigiit (IA)…
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La premier danese Mette Frederiksen continua a ripeterlo, almeno pubblicamente, come un mantra, quasi per scaramanzia: «Non c’è nessuna ragione di credere che esista una minaccia militare», «gli Stati Uniti sono nostri grandi alleati». Ma nei fatti, niente sembra meno sicuro. Ieri Frederiksen ha concluso un mini tour europeo (Berlino-Parigi-Bruxelles) per assicurarsi che l’Unione sia saldamente al suo fianco nel braccio di ferro che ormai la oppone a Washington
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La linea generale, dopo le rivendicazioni di Donald Trump sulla Groenlandia, è mantenere un basso profilo, almeno nelle dichiarazioni pubbliche. Nella pratica, tuttavia, la premier danese Mette Frederiksen ha avviato una vera e propria offensiva diplomatica per ottenere il sostegno degli alleati, con un’indubbia accelerazione dopo un’infuocata telefonata di tre quarti d’ora con il presidente americano la settimana scorsa.
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