Attacco ai cercapersone di Hezbollah, esplosioni in Libano e Siria

- Un attacco coordinato ha colpito i cercapersone utilizzati dai miliziani di Hezbollah in Libano e Siria, causando almeno 8 morti e oltre 2.750 feriti. Le esplosioni sono avvenute simultaneamente a Beirut e Damasco, provocando un'ondata di panico e devastazione. Secondo fonti locali, ogni dispositivo conteneva dai 10 ai 20 grammi di esplosivo, sufficienti a causare gravi danni e perdite umane.

L'attacco, descritto come un'operazione di cyberterrorismo di stato, ha sollevato interrogativi sulla sofisticazione tecnologica impiegata. Gli esperti ritengono che dietro l'operazione ci sia la mano di Israele, che avrebbe utilizzato tecniche avanzate per colpire i miliziani di Hezbollah a distanza. La precisione e la simultaneità delle esplosioni indicano una pianificazione meticolosa e un'alta capacità di esecuzione.

Il ministro della Sanità libanese ha confermato la morte di una bambina di 10 anni e del figlio di un deputato di Hezbollah, Ali Ammar. Le esplosioni hanno colpito anche diverse aree di Damasco, aumentando il bilancio delle vittime. La tv saudita al Hadath ha riportato che tra i morti ci sono anche membri di spicco di Hezbollah, rendendo l'attacco ancora più significativo.

L'uso di cercapersone come vettori di esplosivi rappresenta una nuova frontiera nel campo del terrorismo tecnologico. Questo metodo permette di colpire obiettivi specifici con precisione chirurgica, riducendo al minimo i rischi per gli esecutori dell'attacco. Tuttavia, l'impatto psicologico e sociale di tali attacchi è devastante, lasciando una scia di paura e insicurezza tra la popolazione.

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