- La strage di Nuoro ha scosso profondamente l'Italia, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva. Roberto Gleboni, operaio forestale di 52 anni, ha compiuto un gesto estremo e incomprensibile, sterminando la propria famiglia e uccidendo un vicino di casa, prima di togliersi la vita. Il tragico evento si è consumato nell'appartamento di via Icnhusa, dove Gleboni ha sparato alla moglie, ai due figli e al vicino, per poi dirigersi verso l'abitazione della madre, colpendola alla tempia e infine suicidandosi.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, amici e parenti della moglie di Gleboni hanno descritto l'uomo come possessivo e con manie di controllo su moglie e figli. Il figlio quattordicenne, unico sopravvissuto alla strage, ha raccontato di essersi finto morto per sfuggire alla furia omicida del padre. Ferito al volto, il ragazzo è riuscito a guidare i Carabinieri nelle stanze dove giacevano i corpi della madre, della sorella e del fratello minore, quest'ultimo ancora agonizzante.
Il giovane, ricoverato in ospedale, ha confidato ai medici di aver sentito il rumore del primo sparo mentre era ancora a letto. Nonostante la gravità della situazione, il ragazzo ha mostrato un incredibile sangue freddo, fingendosi morto per salvarsi. Un proiettile lo ha colpito al volto, ma fortunatamente la ferita non è risultata grave, richiedendo solo un intervento chirurgico per rimuovere alcune schegge dalla mandibola.
La strage ha lasciato sgomenti amici, parenti e conoscenti, che faticano a comprendere le ragioni di un gesto così estremo. Il parroco del paese e un vicino di casa hanno descritto Gleboni come una persona apparentemente normale, ma con evidenti problemi di controllo e possessività. Il segretario della Fai Cisl, sindacato di cui Gleboni faceva parte, ha espresso il suo sconcerto per l'accaduto, sottolineando come nessuno avrebbe mai potuto immaginare una tragedia di tale portata.