Per una seduta che si preannuncia come il bis di quella che portò dal Conte uno al Conte bis. Con viva cordialità, firmato: Giuseppe Conte. Ma, davvero, fino a lunedì è e sarà l’unica traccia di Conte nelle aule parlamentari. E quindi la seduta sarà davvero una sfida all’Ok Corral, un duello rusticano in cui i protagonisti si guarderanno negli occhi. E, a dare una parvenza di normalità al tutto, si precisa che si svolgerà regolarmente la…
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Altri dettagli:
Gli occhi sono puntati sul gruppo Misto e delle Autonomie, all'interno dei quali si possono agglomerare nuove formazioni. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono quattro deputati del M5s che hanno aderito al gruppo misto, e un senatore della Lega che è passato al Misto, per poi approdare a Fratelli d'Italia. Come scrive l'agenzia Italpress, Openpolis, l'osservatorio che periodicamente aggiorna le vergognose tabelle, segnala un totale di 147 cambi di casacca da inizio legislatura, 57 dei quali avvenuti…
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Andare subito al Quirinale, dimettersi e incassare contestualmente un reincarico che porti al Conte ter con una maggioranza allargata a un nuovo partito che nascerà in Parlamento per sostituire Italia viva. Quel «chi» risponde al nome di Renata Polverini, in costante contatto coi vertici del Pd ormai da mesi. Dai piani altissimi del Nazareno, il messaggio parte ieri mattina e viene recapitato sulla scrivania di Giuseppe Conte
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Con quei 10 senatori, Conte avrebbe la maggioranza assoluta «spaccata». È al Senato che si combatte la vera battaglia, perché la maggioranza in questo ramo del Parlamento è sempre più risicata. C’è tempo fino a lunedì o martedì, prima della fiducia. Il nuovo gruppo Maie-Italia 23 ha bisogno di 10 senatori per costituirsi formalmente: ne ha già 5. Ha bisogno almeno di 10 senatori (ma l’obiettivo è arrivare a 18, come quelli di Italia Viva passati all’opposizione) per potersi costituire formalmente.
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Il totale sarebbe compreso tra 153 e 155 senatori disposti a continuare a sostenere il governo Conte. I senatori a vita sarebbero 5, forse 3 in quanto non sempre sono presenti in Aula, e quelli delle Autonomie 7. In caso di voto il premier avrebbe anche il vantaggio di poter scaricare la colpa della crisi su Matteo Renzi. Il ritorno alle urne troverebbe d'accordo anche il Pd, o almeno una parte di esso, ma non il M5s.
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Alle nove di sera, le solite fonti vicine al presidente del Consiglio “escludono un'apertura del premier ad un possibile ritorno con Italia viva al governo”. Risolvere la questione vaccini, scuole, ripartenza, cantieri fermi perché senza commissari, Alitalia, Aspi, le categorie costrette a non lavorare per mesi e ancora oggi senza una prospettiva. C’è da immaginare la gioia della sinistra ad avere, ad esempio, l’ultrà…
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