La Nato a 75 anni: un'analisi del summit di Washington

Il summit della Nato a Washington ha segnato un importante traguardo per l'organizzazione: il suo 75° anniversario. Questo evento ha messo in luce le sfide e le trasformazioni che l'alleanza ha affrontato nel corso degli anni.

La Nato, a 75 anni, è un'organizzazione in cerca d'autore. Gli Stati Uniti hanno da tempo chiarito di non avere i mezzi e la volontà politica di fare la guerra in Europa per non rischiare di scoprirsi in Asia. Questa realtà ha innescato la più profonda trasformazione della storia dell’alleanza. Washington vuole che i membri europei si assumano il grosso della difesa convenzionale.

Con una certa sofferenza, abbiamo recentemente visto a Washington come l’età avanzata e la confusione degli obiettivi possano oggi far apparire inconsistente e disorientato anche chi per decenni è stato un grande protagonista della politica internazionale.

Il 75° anniversario della Nato mi stimola a ripercorrere il ruolo che l’Alleanza atlantica ha avuto per l’Italia nella Repubblica. Nel 1949, quando il governo di Alcide De Gasperi aderì al Patto atlantico, il mondo era diviso in due blocchi contrapposti che ruotavano intorno agli Stati Uniti e all’Unione Sovietica.

Il compleanno dell’Alleanza Atlantica appena celebrato a Washington DC, era il 75esimo. Tre quarti di secolo. Entrata in funzione nel 1949 per volere di 12 Paesi fondatori – 2 americani (Usa e Canada) e tutti gli altri europei (tra cui l’Italia) – oggi è arrivata a contare 32 membri. I quali, per festeggiare degnamente questa ricorrenza, hanno deciso di farsi un regalo, o meglio una promessa: ufficializzare l’adesione anche di Kiev, definendola un «percorso irreversibile» che giungerà a compimento una volta finita la guerra.

Approfondimenti:
Ordina per: Data | Fonte | Titolo