L’Opera lirica e la cucina si sono incontrate per una cena di beneficienza molto particolare al Lounge Restaurant “Bozart Club ’80” a Milano
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L’Opera lirica e la cucina si sono incontrate per una cena di beneficienza molto particolare al Lounge Restaurant “Bozart Club ’80” a Milano, in occasione delle celebrazioni promosse dal Comune di Milano per la prima della Scala di Milano, che quest’anno ha in cartellone l’opera di Giuseppe Verdi “La Forza del Destino”. Con una creatività che ha origine più dal mondo della moda che dalla tradizionale cucina stellata, Chef Maurizio, del BOZART Club ’80, ha affrontato il problema dell’abbinamento del menù all’opera di Verdi, con una visione molto originale: “Nella scelta del menù ispirato all’opera verdiana, avrei potuto basarmi sulle preferenze gastronomiche di Verdi, oppure alla cucina del periodo e della regione in cui l’opera è ambientata, ma non le sentivo come scelte creativamente eccitanti. (Il Giornale d'Italia)
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In tal modo, non sono stati rispettati gli spettatori della rete televisiva pubblica ma, soprattutto, sono stati privati della sorpresa i tanti profani della lirica (diceva lo stesso Verdi alla sua epoca, che tali non erano, solo il quattro per cento degli spettatori e la percentuale sarà più o meno la stessa ancora oggi) i quali magari non conoscevano la trama dell’opera del Maestro di Busseto. (Corriere della Sera)
Una scena a pedane mobili ruota e cambia aspetto per non concedere a chi la abiti, tanto meno a chi la guardi, certezze e riferimenti. Imperversa, cioè, ineluttabile lungo i quattro atti dell'opera scelta ad inaugurare la nuova stagione della Scala: «La forza del destino» appunto, edizione 1869. (ilmattino.it)
La mattina dopo la Prima della Scala, Dominique Meyer fa colazione con una tazza di tè e una fetta di panettone. Giornata di riposo, alla fine della corsa verso il 7 dicembre, il suo ultimo da sovrintendente, con La forza del destino di Giuseppe Verdi diretta da Riccardo Chailly e la regia di Leo Muscato. (La Repubblica)
La parola d’ordine è sobrietà. Con abiti lunghi neri e bianchi – fa eccezione la parlamentare Laura Ravetto, in un tubino a tre quarti di Versace – e gioielli non appariscenti, per una Prima all’insegna del “less is more”. (La Repubblica)
Un successo globale che non si identifica con un prodotto, e al desiderio di possederlo, ma sorprendentemente alla cultura. Meccanismi e ricadute economiche di un brand così potente, sono studiati anche dall'Università Bocconi di Milano: secondo una ricerca, l'impatto dell'intera stagione su Milano è di 200 milioni di euro. (TGR Lombardia)
Il giorno dopo la Prima della Scala è tempo di bilanci. E il primo commento spetta al «padrone di casa», il sovrintendente Dominique Meyer: «È stato bello avere un successo con un’opera così difficile. (Corriere Milano)