Dazi, capitali e cannoni, protezionismo imperiale
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«C’è un aggressore e c’è un aggredito». Lo slogan più martellante degli ultimi anni vive una seconda giovinezza. Applicato fino a ieri al solo tema della guerra, oggi viene riciclato nel campo delle politiche commerciali. L’odierno aggressore è infatti Trump, che si è messo a brandire l’arma dei dazi anche contro l’Unione europea. Che provocata reagisce, approvando uguali e contrarie misure protezioniste a danno di una lunga lista di prodotti made in Usa. (il manifesto)
Ne parlano anche altri media
C’è un nuovo elemento che potrebbe presto aggiungersi alla guerra civile a bassa intensità fra repubblicani e democratici: i dazi sulle importazioni. Trump fa il giocoliere con i dazi come fossero torce accese che volteggiano ma poi tornano sempre in mano sua. (il manifesto)
Dopo aver firmato una prima intesa con la Cina, il Presidente americano Donald Trump torna ad attaccare l’altro rivale in affari nel contesto economico internazionale, il vecchio continente. La causa principale sarebbero le minacce sulla digital tax che l’Europa vorrebbe imporre. (la VOCE del TRENTINO)
Una cifra perfino difficile da immaginare. 800mila milioni di euro. (Il Giornale d'Italia)
Torna il podcast “Il Diritto dell’Opinione” con il direttore Andrea Mancia e Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno, per parlare di dazi, di quelli che l’Europa ha sempre applicato e mantenuto molto prima della nuova amministrazione Trump; della narrazione faziosa del mainstream, che oggi utilizza i discorsi di Reagan per confutare Trump; e dell’imperante conformismo nelle democrazie attuali che di democratico hanno sempre meno. (L'Opinione)
Procede con strappi, improvvisi dietrofront, ricatti ma è certamente il pezzo forte della Trumpnomics. Il suo effetto immediato è creare pesanti turbolenze e sbandamenti in primo luogo per l’economia Usa, oltre che per quella internazionale, ove le previsioni sono ancora più cupe. (il manifesto)