Suicidio assistito, Cappato in Consulta rilancia: «Nuovi requisiti»

Per la quarta volta, ieri, la Corte costituzionale è tornata in udienza pubblica a discutere di suicidio medicalmente assistito. I due casi, sollevati dal tribunale di Milano, riguardano due malati terminali accompagnati a morire in Svizzera nel 2022 da Marco Cappato, il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni che si era autodenunciato subito dopo. All’associazione si erano rivolti i due aspiranti suicida perché privi dei requisiti necessari per accedere al servizio fornito dal Ssn italiano previsti dalla sentenza della Corte costituzionale 242\2019 sul caso Cappato-Dj Fabo. (il manifesto)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Per l'Avvocatura dello Stato, intervenuta in giudizio in rappresentanza della presidenza del Consiglio, la questione legata dal gip di Milano sull'articolo 580 del codice penale va dichiarata "inamissibile o manifestamente infondata". (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Ieri però nell’aula della Consulta, dove si discuteva delle azioni di disobbedienza civile compiute da Marco Cappato, che nel 2022 accompagnò in Svizzera Elena Altamira, paziente oncologica, e Romano Noli, affetto da Parkinson, non “tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale classica… (la Repubblica)

Il caso trattato in udienza pubblica riguarda una paziente oncologica e un malato di Parkinson, accompagnati tre anni fa in Svizzera a morire da Marco Cappato , tesoriere dell'associazione Luca Coscioni. (Il Sole 24 ORE)

Fine vita, il giudice: “Non si può non tenere conto della sentenza 135” che ha esteso la nozione di trattamenti di sostegno vitale

Per la quarta volta la Corte Costituzionale è chiamata a decidere di fine vita e aiuto al suicidio: in aula i casi di Elena, paziente oncologica veneziana, e Romano, 80 anni, residente a Peschiera Borromeo, affetto da Parkinson. (TGR Lombardia)

La Corte Costituzionale è tornata ieri a occuparsi di aiuto al suicidio. È la quarta volta. C’è un altro processo in sospeso, a Milano, con imputati che hanno violato l’art. 580 del codice penale (c’è persino l’autodenuncia) e il giudice dubita che quella norma non sia giusta; e dunque a Roma si deve svolge una fase “incidentale” per stabilire se quella norma vale o non vale. (Avvenire)

“Non si può non tenere conto della sentenza 135 della Corte costituzionale nell’ambito del caso, nato dall’autodenuncia di disobbedienza civile di Cappato, dibattuto oggi a Palazzo della Consulta, giudici relatori Viganò e Antonini”. (Il Fatto Quotidiano)