Tsunami nell'Oceano Indiano, vent'anni dopo, il ricordo di una tragedia
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Il 26 dicembre 2004, alle 7:58 del mattino ora locale, una violentissima scossa di terremoto, con magnitudo superiore a 9 della scala Richter, colpì l'Oceano Indiano. L'epicentro fu localizzato a pochi chilometri dall'isola di Sumatra, a una profondità di 30 km. Questo evento sismico scatenò un devastante maremoto, con onde alte fino a più di 50 metri, che si infransero lungo le coste di oltre mezza dozzina di Paesi, causando la morte di circa 230 mila persone, tra cui 54 italiani.
Carlo Maria Oddo, medico legale dell'Arma dei Carabinieri e oggi generale di Brigata, fu inviato a Phuket per identificare le vittime italiane. Oddo racconta all'Ansa scene che evocavano l'olocausto: montagne di cadaveri come effetto di bombe atomiche. La potenza inaudita della scossa sismica e la mancanza, all'epoca, di un sistema di allerta adeguatamente coordinato, aggravarono enormemente le conseguenze del disastro.
In occasione del ventesimo anniversario, l'Asia commemora lo tsunami del 2004 con una serie di eventi. In un hotel nella provincia di Phang Nga è stata allestita una mostra sullo tsunami e verrà proiettato un documentario. Funzionari governativi e delle Nazioni Unite parleranno della prevenzione e della gestione delle catastrofi, sottolineando come il 26 dicembre 2004 abbia segnato un punto di svolta in questo ambito.
La tragedia del 2004 rimane una delle catastrofi naturali più dirompenti dell'ultimo secolo, con la distruzione di case e città, e la perdita di un numero incalcolabile di vite umane.