Marzabotto, tweet choc: "Civili restano uccisi". La rivolta: "No, trucidati"
– Il "#29settembre 1944, ottant’anni fa: a #Marzabotto 1.800 civili restano uccisi in un rastrellamento tedesco". Questo incipit, abbastanza irrituale nella scelta delle parole, ha fatto infuriare parecchie persone. L’irritualità è soprattutto nell’autore del post, la Camera dei Deputati, che due giorni fa alle otto di mattina a pubblicato questo post che peraltro rimandava al link degli "indici dei documenti declassificati dalla Commissione d’inchiesta sull’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti". (il Resto del Carlino)
Se ne è parlato anche su altri giornali
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Nelle immagini il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il presidente della Repubblica Federale tedesca Frank-Walter Steinmeier, che insieme hanno reso omaggio alle vittime di Marzabotto, a 80 anni dalla strage nazifascista che avvenne tra il 29 settembre e il 5 di ottobre del 1944 quando in quei luoghi vennero uccisi almeno 770 civili. (Tiscali Notizie)
«La delegazione municipale di Bari, guidata dal vice sindaco Arturo Mastrorocco e composta dai consiglieri comunali Caradonna (Dc) Menolascina (Pci) e Belardi (Psdi), ha partecipato al raduno svoltosi domenica a Marzabotto per ricordare e celebrare il 36° anniversario del martirio della piccola cittadina emiliana». (La Gazzetta del Mezzogiorno)
Dopo le polemiche, sono arrivate le scuse dello stesso profilo X della Camera per il post dove si parlava di “1.800 civili”che a Marzbotto “restano uccisi” il 29 settembre del 1944. A contestare l’uso delle parole era stato il deputato Pd Andrea De Maria: “Furono trucidati da truppe naziste guidate da fascisti complici”. (Il Fatto Quotidiano)
BOLOGNA – Fa discutere il modo in cui la Camera dei Deputati racconta la strage di Marzabotto. (La Repubblica)
«Siamo qui - ha affermato il Capo dello Stato - per chinare insieme il capo davanti a tante vite crudelmente spezzate» «Siamo qui - ha affermato il Capo dello Stato - per chinare insieme il capo davanti a tante vite crudelmente spezzate, per riempire con i sentimenti più intensi di solidarietà quelle voragini che la disumana ferocia nazifascista ha aperto in queste terre, in queste comunità. (L'Eco di Bergamo)