Addio a Pino Roveredo, lo scrittore che raccontò la vita degli ultimi

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo

«Mi ricordo che da ragazzini, nei miei primi giri in tribunale, un’assistente sociale ipotizzò per me il ruolo futuro di persona irrecuperabile. Sono quarant’anni che, con tutti i muscoli che posso, riesco a smentirla ogni giorno, un giorno». Sono le parole che chiudono il romanzo “Ferro batte ferro” di Pino Roveredo. Si potrebbe riassumere con questa citazione la vita dello scrittore triestino che si è spento ieri dopo lunga malattia nella struttura sanitari di Pineta del Carso dove era ricoverato da alcuni giorni. (Il Messaggero Veneto)

Su altri giornali

Preferiva farsi chiamare autista delle parole. «Sono diventato popolare raccontando il mio lato peggiore», diceva. Infanzia povera e durissima, passò dal carcere ai premi letterari. Allergico ai salotti, raccontò la Trieste di schiena Addio a Roveredo, morto a 69 anni a Trieste lo scrittore che raccontò la vita dei vinti (Il Piccolo)

Autore triestino di narrativa e di teatro, nel romanzo d’esordio «Capriole in salita» raccontò la sua vita tra alcol, carcere e manicomio. Con i racconti di «Mandami a dire» vinse il premio Campiello nel 2005, a pari merito con Antonio Scurati L’emarginazione, la malattia mentale, l’alcolismo, l’esistenza reclusa o randagia di personaggi ai confini della società e della vita stessa. (Corriere della Sera)

È morto a 69 anni Pino Roveredo, dopo una lunga malattia. Dopo un’infanzia e una giovinezza difficile, Roveredo ha debuttato nel 1996 con il romanzo autobiografico “Capriole in salita” (Lint Editore; ristampato da Bompiani nel 2007), in cui si è confrontato con il tema dell’alcolismo. (Il Fatto Quotidiano)

Dall’esordio narrativo ai “Ragazzi della via Pascoli”, una prosa che ha saputo elevare l’esperienza personale a paradigma di una condizione universale Cristina Benussi (Il Piccolo)

Pino Roveredo e quell’ultimo testo pensato per il teatro: «Ma è mancato il tempo» Trieste (Il Piccolo)

Addio Pino Roveredo, i ricordi degli amici: «Sul molo Audace sognava l’Oriente guardando i monti» Gli incontri, l’impegno, le risate. Lo scrittore rivive nelle parole di Paolo Rumiz, Matteo Oleotto e don Mario Vatta (Il Piccolo)