Marcello Mastroianni: una sovraumana normalità

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In una recente intervista su “Il Venerdì di Repubblica”, Daniel Auteuil ha risposto così a una domanda sul proprio mestiere: “Ci sono gli attori che amano soffrire. Io al contrario appartengo alla scuola di Marcello Mastroianni”. Affermazione ben più che interessante, che conferma un sentimento ormai diffuso nel mondo attoriale: a cento anni dalla sua nascita (26 settembre 1924), Marcello Mastroianni c’è. (doppiozero)

Se ne è parlato anche su altri media

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Cent'anni di un attore che non è stato solo un attore, ma molto di più, quanto l'interprete capace di diventare ambasciatore della settima arte italiana nel mondo, ma più ancora una delle icone maschili più importanti di sempre. (WIRED Italia)

Qui, con la sua grazia e spontaneità, introduce la proiezione di 'Marcello mio' di Christophe Honoré - la pellicola in cui lei fa rivivere suo padre attraverso sé stessa, vestendosi come lui, parlando come lui... (Il Mattino di Padova)

La scelta di dedicare, a cento anni dalla sua nascita, una mostra a Marcello Mastroianni non nelle sale del Museo del Cinema ma sulla cancellata esterna della Mole può sembrare irriverente verso l’attore italiano forse più conosciuto al mondo. (La Stampa)

L’eredità di Marcello Mastroianni è una delle più pesanti mai lasciate nel cinema italiano. Un personaggio capace di coniugare la sua anima popolare, vicina alla gente comune, a quel portamento fatto di eleganza e fascino che rappresentava l’élite. (ilmattino.it)

“Com’era mio padre? Molto spiritoso e gli piacevano le scommesse. Si vede dalla sua filmografia, lui è sempre andato a cercare dei film che oggi noi prendiamo come capolavori. Ma al momento, quando li giravi, quando prendevi quel rischio – penso a film come la Dolce Vita, Todo Modo, I Compagni – non era poco e lui ci si è sempre buttato dentro senza rimpianti”. (LAPRESSE)