Il microchip sottocutaneo per i pagamenti digitali: niente bancomat, si paga con la mano

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TriestePrima ECONOMIA

Ne avevamo già sentito parlare: la tecnologia che prevede l'impianto di microchip nel corpo umano non è certo una novità, ma l'azienda anglo-polacca Walletmor ha fatto una scelta del tutto rivoluzionaria.

La società, prima al mondo, ha infatti messo in vendita dei chip sottocutanei per i pagamenti digitali, impiantabili direttamente nella mano.

"L'impianto può essere utilizzato per pagare un drink sulla spiaggia di Rio, un caffè a New York, un taglio di capelli a Parigi o al negozio di alimentari locale - ha spiegato il fondatore e amministratore delegato Wojtek Paprota -. (TriestePrima)

Ne parlano anche altri media

E infatti, lui apre le porte di casa senza chiavi, solo avvicinandosi a uno dei sensori che ha installato. Ma nonostante tutto, in pochi prenderebbero in considerazione di farsi impiantare un chip, su 4mila europei intervistati solo il 51% lo farebbe (InvestireOggi.it)

"Gli impianti - spiega - contengono lo stesso tipo di tecnologia che le persone utilizzano quotidianamente La Bbc riporta però un sondaggio del 2021 condotto su 4.000 europei: ha evidenziato come il 51% degli intervistati prenderebbe in considerazione l'idea dell'installazione di un chip sotto pelle. (Tiscali)

Questo perché il trentasettenne non ha bisogno di usare un bancomat o il suo cellulare per pagare. Leggi anche: L’uomo che si è fatto installare un chip sotto pelle per sbloccare la portiera dell’auto. (Commenti Memorabili)

L'argomento dei microchip sottopelle è uno di quei temi che puntualmente scatenano feroci discussioni. I chip sottopelle vengono insomma considerati come un'estensione dell'(IoT). (IlSoftware.it)

L’impianto deve trovarsi nelle prossimità del campo magnetico generato da un lettore RFID (o NFC): solo quando avviene l’accoppiamento magnetico tra il lettore e il trasponder del chip l’impianto può essere letto”. (Computer Magazine)

Non ha bisogno di carte di credito né di smartphone o smartwatch: il 37enne olandese, di professione esperto informatico, è infatti un grande appassionato di microchip e magneti. Di Paumen, a dirla tutta, aveva già parlato il Wall Street Journal addirittura nel 2016, quando gli impianti erano ancora una dozzina. (Wired Italia)