Viva l'Europa federale: tra piazza, intellettuali e un futuro da costruire

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INTERNO

Michele Serra, introducendo la manifestazione di piazza del Popolo che ha riunito circa 50.000 persone, ha sottolineato un paradosso: i convenuti, pur non avendo un piano dettagliato, sono animati da una volontà ferrea di agire. Un’energia che ricorda le parole di Jack Kerouac: “Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati. Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare”. Una citazione che, sebbene risalga a decenni fa, sembra risuonare ancora oggi, soprattutto tra chi non ha ancora sessant’anni e cerca una direzione per il futuro.

La piazza, promossa da esponenti di centro-sinistra ma aperta a diverse sensibilità politiche, ha rappresentato un momento di confronto e unità attorno all’idea di un’Europa federale. Serra ha auspicato che le diversità di pensiero non diventassero motivo di divisione, ma piuttosto un arricchimento per il dibattito. “Spero che i diversi si sopportino”, ha detto, evidenziando come l’europeismo sia stato il comune denominatore tra le tante voci presenti.

Il tema dell’Europa federale non è nuovo, e affonda le sue radici nel pensiero di intellettuali che, già nel secolo scorso, hanno immaginato un continente unito e libero dai nazionalismi. Il Manifesto di Ventotene, redatto durante la Seconda Guerra Mondiale da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Ursula Hirschmann, rappresenta uno dei pilastri di questa visione. Scritto in un contesto di reclusione e oppressione, il documento proponeva un’Europa senza confini, dove la proprietà privata fosse superata in nome di una maggiore giustizia sociale.

Non solo Ventotene: anche il pensiero di Antonio Gramsci ha contribuito a delineare un’Europa fondata sulla lotta al fascismo e sulla ricerca di una nuova forma di democrazia. Gramsci, che pure non visse abbastanza per vedere la fine del conflitto mondiale, aveva intuito l’importanza di un’unione tra i popoli europei per contrastare le derive autoritarie.

La manifestazione romana ha riportato alla luce queste riflessioni, dimostrando come l’idea di un’Europa federale continui a essere attuale. Tuttavia, il percorso verso questa meta rimane incerto. La piazza ha mostrato entusiasmo, ma anche una certa confusione su come tradurre in pratica un progetto così ambizioso.

Tra i partecipanti, molti hanno evocato un’Europa che sia non solo un’unione economica, ma anche politica e culturale. Un’Europa capace di superare le divisioni storiche e di porsi come modello di cooperazione internazionale. Ma come realizzare tutto questo? La risposta non è semplice, e forse non è ancora stata trovata.