Fiumicino ricorda le vittime del Covid, tra dolore e speranza
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Il 18 marzo, a Fiumicino, le bandiere sono state issate a mezz’asta in ricordo delle vittime del Coronavirus, una data che non rappresenta solo un momento di lutto collettivo, ma anche un simbolo di rinascita e resilienza. Quella giornata, istituita per onorare chi ha perso la vita durante la pandemia, è stata un’occasione per riflettere su un periodo che ha segnato profondamente l’Italia e il mondo intero. La cerimonia, semplice ma carica di significato, ha voluto ribadire l’impegno verso una società che, nonostante le ferite, cerca di guardare avanti con determinazione.
La pandemia di Covid-19, che ha colpito il Paese a partire dal 2020, ha lasciato un segno indelebile, non solo per il numero di vittime, ma anche per le sfide che ha imposto al sistema sanitario e alla società nel suo complesso. Bergamo, in particolare, è diventata l’epicentro di una tragedia che ha assunto dimensioni storiche, con immagini – come quelle dei camion militari che trasportavano le bare – rimaste impresse nella memoria collettiva. Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo, ha sottolineato come, a distanza di cinque anni, il ricordo di quei giorni si stia affievolendo. «Specie qui a Bergamo c’è più voglia di fare che voglia di ricordare», ha osservato, paragonando la situazione a quella dell’influenza Spagnola del 1918-1919, un evento altrettanto devastante ma oggi quasi dimenticato.
Marinoni ha anche espresso preoccupazione per il futuro del Servizio sanitario nazionale, che, nonostante gli sforzi compiuti durante la pandemia, non è stato adeguatamente potenziato. «Attenzione a non fare scomparire la figura del medico di famiglia», ha avvertito, sottolineando l’importanza di una figura chiave nel sistema sanitario, spesso in prima linea nel garantire assistenza ai pazienti. La sua riflessione va oltre il semplice ricordo, toccando un tema ancora attuale: la necessità di investire nella sanità pubblica, per evitare che tragedie simili possano ripetersi senza una risposta adeguata.
A Bergamo, dove la pandemia ha spazzato via intere generazioni e lasciato un vuoto incolmabile, il 18 marzo è stato un momento per guardare al passato senza dimenticare le lezioni apprese. Luigi Residori, nel suo servizio, ha raccontato le iniziative organizzate nella città lombarda, dove il dolore si intreccia con la volontà di andare avanti. Le commemorazioni, pur nella loro sobrietà, hanno rappresentato un’occasione per ricordare non solo le vittime, ma anche chi, in quei mesi terribili, ha lottato in prima linea: medici, infermieri, operatori sanitari e volontari che hanno messo a rischio la propria vita per salvare quella degli altri.