Diario francese: una spinta fisica e mentale per l’offensiva a sinistra

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Ucraina

Non è mai stato un destino: l’avanzata dell’estrema destra in Francia. E altrove. L’unico, a mia conoscenza, ad averlo detto prima del rovesciamento spettacolare avvenuto tra il primo e il secondo turno delle elezioni legislative francesi è stato Jean-Luc Mélenchon. La domenica del primo turno ha detto: “Non credete al primo turno, non credete ai sondaggi. Saremo noi a vincere il secondo turno”. E poi ha fatto la mossa del cavallo: la France Insoumise, a nome del Nuovo Fronte Popolare, ha lanciato la “desistenza”. (il manifesto)

La notizia riportata su altri media

Lettera aperta del Presidente Emmanuel Macron ai francesi della Francia profonda, inviata non per caso attraverso i giornalisti di provincia e non tramite le principali testate nazionali. (FIRSTonline)

Si temeva, come scenario peggiore, una maggioranza assoluta in Parlamento del Rassemblement National. (doppiozero)

Secondo quanto riportato da diversi media nazionali, il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe dato oggi un importante annuncio: martedì prossimo, 16 luglio, accetterà le dimissioni del primo ministro francese Gabriel Attal e del suo governo ancora in carica dopo l’ultimo Consiglio dei Ministri. (Il Giornale d'Italia)

Occhio a demonizzare i voti di Marine Le Pen

Da Washington, dove si è tenuto il summit Nato, il capo dell'Eliseo ha spiegato che nominerà un primo ministro solo dopo che le forze repubblicane avranno ''raggiunto un compromesso'' nel rispetto di ''alcuni grandi principi per il Paese''. (EuropaToday)

Quella che racconta la politica francese dopo il voto delle legislative. E il fatto che in contemporanea sia in calendario il voto dell’Europarlamento sui nuovi vertici della Commissione aggiunge pathos alla scommessa pericolosa di guidare i giochi Ue da un Paese in fibrillazione. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Pensa che la guerra in Ucraina poteva essere evitata rispettando gli accordi di Minsk o, comunque, venendo incontro alle esigenze degli ucraini russofoni, già dal 2014, data dell’effettivo inizio delle ostilità, con soluzioni di compromesso garantite dalle grandi potenze. (Nicola Porro)