Cadore, famiglia respinta dalla casa vacanza perché ebrea: «Potete stare nel vostro forno»

«Potete stare nel vostro forno». Con queste parole un italiano ha negato l’ospitalità nel proprio appartamento Airbnb a una famiglia israeliana. La notizia arriva da un sito web israeliano tra i più seguiti, Ynetnews.com, che titola: «Proprietario italiano di un appartamento Airbnb cancella la prenotazione di una famiglia israeliana con insulti antisemiti». E nel sommario si legge quale sia la frase con la quale si nega l’ospitalità: «You can stay under the gas oven». (Corriere della Sera)

Ne parlano anche altri media

– “Potete rimanere nel vostro forno a gas”. È la risposta choc scritta ricevuta da una famiglia di turisti israeliani che volevano visitare le Dolomiti. (il Resto del Carlino)

SAN VITO DI CADORE (BELLUNO) Altro che insulto antisemita: nel messaggio di quel Lorenzo, che di cognome fa Poli, gestore della famosa camera in affitto a San Vito di Cadore, ci sarebbero state delle indicazioni sulla posizione della valvola del gas, inoltrate per errore a un altro destinatario, l’israeliano appunto, in una chat ormai chiusa. (ilgazzettino.it)

La famiglia è di Nes Ziona, non distante da Tel Aviv e stava programmando una vacanza in Italia. Secondo quanto raccontato, al momento della richiesta di prenotazione aveva scritto: "Siamo una famiglia di cinque persone e saremmo felici di soggiornare nel suo appartamento". (Today.it)

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Vacanza negata a una famiglia israeliana Le reazioni (Virgilio Notizie)

Non si è fatta attendere la presa di posizione della piattaforma di viaggi nei confronti del proprietario dell'appartamento di Cadore (Belluno) per la scritta antisemita rivolta alla famiglia israeliana (il Giornale)

Continua a far discutere animatamente la notizia della famiglia israeliana che sarebbe stata respinta dal proprietario di un appartamento del circuito AirBnb sito in provincia di Belluno, con la motivazione a ricordare epoche tristemente famose per il genocidio del popolo ebraico: «Potete stare nel vostro forno». (Corriere della Sera)