Stellantis, Elkann traccia la rotta dopo un 2024 difficile

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ECONOMIA

Il 2024 si chiude per Stellantis con numeri che lasciano poco spazio all’ottimismo: un utile netto di 5,5 miliardi di euro, in calo del 70% rispetto all’anno precedente, ricavi netti fermi a 156,9 miliardi (-17%) e un flusso di cassa industriale negativo per 6 miliardi. Un bilancio che segna il peggior risultato dalla nascita del gruppo, avvenuta sei anni fa, e che coincide con la fine dell’era di Carlos Tavares, l’ex amministratore delegato la cui gestione, almeno stando ai dati, non sembra aver lasciato un’eredità positiva.

Le consegne globali, scese del 12% a 5,4 milioni di veicoli, riflettono una fase critica per il colosso automobilistico, che attribuisce il calo a “gap temporanei nella gamma prodotti e azioni di riduzione delle scorte ormai completate”. Una situazione che, seppur giustificata, non può essere ignorata, soprattutto in vista di un 2025 che John Elkann, presidente di Stellantis, indica come l’anno della svolta.

Proprio Elkann, durante la conferenza stampa di presentazione dei conti, ha delineato le priorità per il futuro immediato, a cominciare dalla scelta del nuovo amministratore delegato, attesa entro la fine del primo semestre. Una nomina che, stando alle sue parole, potrebbe rivelarsi non convenzionale: “Un leader che si intende di capitali e tecnologia”, ha precisato, lasciando intendere che il successore di Tavares potrebbe provenire da settori diversi da quello automobilistico.

Intanto, il gruppo punta a rilanciarsi con il lancio di 10 nuovi modelli, molti dei quali con varianti ibride, per riconquistare quote di mercato e tornare a una crescita profittevole. Un obiettivo ambizioso, considerando le perdite registrate nel 2024, ma reso necessario dalla concorrenza sempre più agguerrita nel settore della mobilità sostenibile.

Nonostante il tonfo finanziario, Stellantis ha confermato la distribuzione di un dividendo pari a 0,68 euro per azione, una cifra significativamente inferiore rispetto ai 1,55 euro del 2023, ma comunque sostenuta da un’operazione di cassa che ha fruttato 300 milioni di euro dalla cessione della maggioranza di Comau.