I mosaici di Rupnik agitano la Chiesa. Le vittime: “Rimuoveteli”. Il cardinale O’Malley scrive al Vaticano: “Possono offendere le vittime”

I mosaici di Rupnik agitano la Chiesa. Le vittime: “Rimuoveteli”. Il cardinale O’Malley scrive al Vaticano: “Possono offendere le vittime”
la Repubblica ESTERI

Il cardinale statunitense Sean O’Malley, presidente della pontificia commissione per la Tutela dei minori, ha scritto ai dicasteri vaticani per chiedere di non continuare ad esporre i mosaici di Marko Rupinik, sacerdote ex gesuita e mosaicista di fama mondiale, sotto indagine canonica per gli abusi di cui è accusato da numerose donne. Alcune di loro hanno scritto a diversi santuari del mondo chie… (la Repubblica)

Se ne è parlato anche su altri giornali

L’ex gesuita sloveno è stato infatti anche un mosaicista di successo, e i frutti del suo lavoro sono visibili in tutto il mondo, da Fatima a Lourdes, fino alla Cappella Redemptoris Mater del Vaticano. (Open)

Ancora una volta tocca al cardinale americano Sean O'Malley e alla sua Pontificia Commissione per la Tutela dei minori tirare le orecchie al Vaticano per la gestione della vicenda Rupnik, l'ex gesuita ed ora sacerdote diocesano a Capodistria accusato da più ex suore di abusi sessuali e psicologici nell'arco di 30 anni. (il Giornale)

Rimuovere quelle gigantesche e costosissime opere che raffigurano Cristo e scene del Vangelo dalle maggiori cappelle e santuari (ce ne sono anche nel palazzo apostolico e pure in Vicariato) «non è una risposta cristiana». (ilmessaggero.it)

L'invito di O'Malley: «Evitare di usare le immagini delle opere di Rupnik»

"Rimuovere dalle chiese i mosaici di padre Rupnik". Leggi tutta la notizia (Virgilio)

Cinque donne che affermano di aver subito abusi psicologici, spirituali e sessuali da parte di padre Marko Ivan Rupnik, l’ex gesuita famoso in tutto il mondo per i suoi mosaici, a quanto apprende l’Adnkronos, hanno chiesto ai vescovi cattolici di tutto il mondo di rimuovere i suoi mosaici dalle chiese, affermando che la loro esposizione nei luoghi di culto è “inappropriata” e ritraumatizzante per le vittime che “quotidianamente devono confrontarsi con le conseguenze psicologiche che gli abusi hanno arrecato loro”. (CremonaOggi)

Siciliani (Avvenire)