Yara, Bossetti e Netflix: il dolore dei genitori per il pianto di mamma Maura svelato dalla docuserie. “A tutto c’è un limite”
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– “Amore, sono la mamma, dove sei?”. Questo, straziante, è uno dei tanti messaggi che Maura Panarese, la mamma di Yara Gambirasio, lasciò sulla segreteria telefonica del suo telefonino quando la ragazzina di 13 anni sparì, la sera del 26 novembre 2010. Nei giorni seguenti, il telefono della famiglia Gambirasio venne messo sotto controllo, ma non ne uscì nulla, se non conversazioni strettamente private e i pianti disperati dei genitori. (IL GIORNO)
Su altri giornali
Sono molti gli audio, di quei messaggi privatissimi – tanto che non sono finiti nemmeno negli atti del processo – che la docuserie di Netflix «Il caso Yara, oltre ogni ragionevole dubbio» ha reso pubblici. (L'Eco di Bergamo)
L’attenzione morbosa per i delitti efferati c’è sempre stata. La cronaca nera esercita da sempre attrazione su di noi, da Caino e Abele passando per la tragedia greca, proviamo a esorcizzare la violenza raccontandola: una strategia antropologica per difendercene psicologicamente. (Famiglia Cristiana)
Ancora polemiche per la serie tv "Il Caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio". (Secolo d'Italia)
Probabilmente si sforzarono, composti nel loro dolore come sempre e come sa chi li ha incontrati. Le voci di Maura Panarese e Fulvio Gambirasio si sentirono solo due volte, in tv. (Corriere Bergamo - Corriere della Sera)
Faremo un esposto al garante della Privacy: c'è stata un'incursione nella vita di questi genitori senza che ci fosse una reale necessità e senza chiedere alcuna autorizzazione": gli avvocati dei genitori di Yara Gambirasio, la 13enne uccisa nel 2010, si scagliano contro Netflix per la docuserie su Massimo Bossetti, l'uomo condannato all'ergastolo per la morte della ragazza. (Liberoquotidiano.it)
Un esposto al Garante della privacy per contestare gli audio trasmessi durante la docuserie di Netflix sul delitto di Yara Gambirasio. (TGR Lombardia)