Teste di tavolo
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C’è un solo modo per capire il tavolo negoziale sull’Ucraina: ignorare le parole dei protagonisti e cercare di infilarsi nelle loro teste per intuire ciò che pensano. Trump ha una testa da affarista imbroglione, convinto che per ottenere risultati serva un caos di minacce, ricatti, detti e contraddetti. Ma, al suo secondo e ultimo mandato, vuole passare alla storia come pacificatore del mondo in fiamme e salvatore dell’impero Usa al tramonto. (Il Fatto Quotidiano)
Se ne è parlato anche su altri media
Nel tempo della guerra e della forza, gli uomini al comando dispongono e decidono, mentre gli altri si adeguano, sperando di limitare i danni. Sembra essere questo lo scenario con cui fare i conti, in una tremenda accelerazione mondiale partita con l’aggressione della Russia all’Ucraina nel febbraio 2022 e proseguita il 7 ottobre 2023 con il pogrom di Hamas e la successiva, smisurata vendetta di Israele su Gaza. (Avvenire)
Il primo è quello del Tancredi del Gattopardo: «bisogna cambiare tutto se si vuole che tutto rimanga com’è». Nel mondo di ieri sussisteva il primato assoluto degli Stati Uniti, la Pax Americana. Da qualche anno questa supremazia è evaporata perché gli Stati Uniti hanno commesso tanti errori; perché altri paesi stanno emergendo nel mondo, se non altro con la propria potenza commerciale (che oggi vanno raggruppandosi sotto l’egida dei Brics); perché il mondo si è frammentato in tanti problemi regionali, con diffusi scontri militari, impossibili da governare dall’alto se non con l’impiego di forze militari sproporzionate per qualsiasi potenza globale. (Gazzetta di Parma)
Di Gaetano Domenici (Tuttoscuola)

I roboanti annunci fatti in campagna elettorale dal presidente Usa sulla possibilità di mettere fine in tempi brevi alle guerre si scontrano con la dura realtà rendendo più arduo l'obiettivo del tycoon (Adnkronos)
Gaza e Ucraina, Melcangi: "Trump promette la pace a tutti, ma i suoi accordi non reggono" (La Stampa)
La seconda regola è la famigerata “buona fede”. Gli incontri informali prima, e ufficiosi poi, tra le delegazioni di Usa e Russia di febbraio e marzo sono serviti a rompere il ghiaccio arrivato nel febbraio 2022; l'incontro con gli ucraini a Gedda ha “fatto ringraziare” il popolo ucraino per quanto gli Stati Uniti hanno fatto per loro (sotto Joe Biden naturalmente); la telefonata di un paio d'ore tra Trump e Putin ci ha fatto però capire che se stanno rispettando la prima regola delle trattative la seconda non esiste e della terza non parla nessuno. (L'HuffPost)