Andrea Prospero, chi è Emiliano Volpe, il 18enne arrestato per istigazione al suicidio. La famiglia: «Sconvolti, siamo gente perbene»
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Andrea Prospero stava cercando di togliersi la vita da sei mesi. Ci è riuscito pagando 170 euro che sono serviti a comprare le 7 dosi di ossicodone, 170 milligrammi totali, che l'hanno ucciso lo scorso gennaio. È la ricostruzione della Procura di Perugia, che ha aperto un secondo fascicolo di inchiesta sulla morte del 19enne. Riguarda le presunte attività illecite che potrebbero emergere dall'esame di sim, telefoni cellulari e pc trovati nel monolocale dove venne trovato morto lo studente universitario. (ilgazzettino.it)
Su altri giornali
Dietro la morte di Andrea Prospero sembrerebbe esserci altro. (La Stampa)
Il diciottenne accusato di istigazione e aiuto al suicidio per la morte di Andrea Prospero, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Margherita Amodeo. Il giovane si trova agli arresti domiciliari dal lunedì scorso, dopo l’inchiesta coordinata dal procuratore Raffaele Cantone. (Umbria Journal il sito degli umbri)
Poi l'indagato ha raggiunto quella d'udienza da un ingresso secondario. Il giovane deve comparire davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia. (Tiscali Notizie)
Emiliano Volpe, 18 anni, arrestato con l'accusa di istigazione al suicidio di Andrea Prospero, non ha risposto alle domande del gip del Tribunale di Perugia, Margherita Amodeo, durante l'interrogatorio di garanzia. (Corriere Roma)
«Ho commesso un errore, 300 euro nel water». Questo è il messaggio che l'utente, identificato dalla Procura della Repubblica di Perugia come il 18enne romano, ha inviato nella chat in cui si sviluppa il caso che lo riguarda, ora agli arresti domiciliari con l'accusa di istigazione o aiuto al suicidio. (leggo.it)
Al fascicolo legato alla sua morte aperto in seguito al ritrovamento del corpo se ne è infatti ora aggiunto un altro per chiarire eventuali attività illecite che potrebbero emergere dalla rete di rapporti raccontati da telefoni cellulari, sim, carte di credito e l’altro materiale informatico trovato nel monolocale preso in affitto dal giovane. (Il Fatto Quotidiano)