The rock trading, bancarotta da 66 milioni: in manetta gli amministratori dell'exchange cripto
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La parabola di The rock trading si è conclusa la mattina di mercoledì 11 dicembre con l'arresto degli amministratori. Andrea Medri e Davide Barbieri sono finiti in manette con l'accusa di bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali, formazione fittizia del capitale e infedeltà patrimoniale. Il dissesto lasciato dalla loro gestione ammonterebbe a 66 milioni di euro e coinvolgerebbe oltre 18mila clienti che utilizzavano la piattaforma di exchange, ovvero un servizio per acquistare e vendere valute digitali come i bitcoin (WIRED Italia)
La notizia riportata su altre testate
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A dare il via alle indagini dei pm Pasquale Addesso e Grazia Colacicco, sono state una serie di segnalazioni di operazioni sospette relative all’«anomala operatività» della piattaforma di exchange oltre all’analisi di più di «700 querele presentate dai clienti, a fronte della mancata restituzione delle somme investite» come si legge in una nota del procuratore Marcello Viola. (La Stampa)
L'indagine avviata dalla Procura di Milano è scaturita da numerose segnalazioni di operazioni sospette e da oltre 700 querele presentate dai clienti. Nell’aprile dello stesso anno, su richiesta della Procura, il tribunale fallimentare di Milano aveva dichiarato il fallimento dell'exchange, seguito nei mesi successivi dal dissesto delle altre società del gruppo. (Il Giornale d'Italia)
Gli investigatori della Gdf, nel corso delle perquisizioni, hanno anche rinvenuto in chiavette Usb e sequestrato criptovalute per un valore corrispondente a circa mezzo milione di euro, tra i risultati di “una delle prime indagini di rilievo sul mondo dei bitcoin”, evidenzia la Procura di Milano. (IL GIORNO)
Andrea Medri e Davide Barbieri, i due ex amministratori e fondatori di The Rock Trading, società-piattaforma per investimenti in criptovalute, sono stati arrestati. (Il Fatto Quotidiano)
L’attività per anni è stata condotta con il sovvertimento totale delle regole di separazione tra i conti della società e quelli dei 18mila clienti che vi hanno riversato 65,8 milioni di euro in criptoattività e denaro contante, dei quali gli inquirenti sono riusciti a recuperare solo 500mila euro circa in alcune criptovalute depositate su “chiavette” digitali, i cosiddetti wallet. (Il Fatto Quotidiano)